Sarà capitato a tutti di trovarsi al supermercato davanti a decine di scaffali di acque minerali e non sapere quale scegliere. Non avendo le idee chiare su quale acquistare possiamo farci condizionare dalla bottiglia con l’immagine più accattivante, dalle pubblicità viste in tv, dal prezzo più basso, ma difficilmente ci fermiamo a leggere attentamente l’etichetta.
Le acque minerali hanno in comune la purezza e la provenienza da una falda o giacimento sotterraneo ed eventuali proprietà favorevoli per la salute, ma queste dipendono da vari fattori: già all’origine infatti la differenza è dovuta alla composizione e alla temperatura della roccia serbatoio, ai tempi di residenza lungo il percorso sotterraneo e ai fenomeni di mescolamento tra acque diverse.
Prestando attenzione all’etichetta possiamo notare come ogni acqua contenga diversi tipi di sali minerali e in diverse quantità.
Una delle indicazioni principali è il residuo fisso, ossia il contenuto di minerali dell’acqua. Questo valore indica se un’acqua è leggera o oligominerale o ricca di sali, andando a modificarne anche le caratteristiche organolettiche.
In base al tipo e alla quantità di sali minerali presenti, possiamo avere un’acqua bicarbonata, quando contiene bicarbonato in quantità superiore a 600 mg/l, con l’effetto primario di facilitare la digestione durante i pasti.
Troviamo poi le acque solfate, quando il contenuto di zolfo supera i 200 mg/l: queste hanno la caratteristica di esercitare un’azione antitossica sul fegato, di facilitare lo svuotamento gastrico e di aumentare la velocità di transito intestinale.
Abbiamo le acque clorurate quando il contenuto di cloruro supera i 200 mg/l: hanno la proprietà di stimolare la digestione, di equilibrare le funzioni biliari e sono indicate per chi soffre di stipsi.
Continuiamo con le acque calciche, così definite se il contenuto di calcio supera i 150 mg/l. Si tratta di un minerale molto importante per lo sviluppo osseo, quindi può essere utile nelle condizioni di maggiore richiesta di apporto di calcio come l’osteoporosi, la gravidanza e la fase di crescita.
Troviamo poi le acque magnesiache, che hanno un contenuto di magnesio superiore ai 50 mg/l: queste acque sono utili contro crampi, ansia, affaticabilità e contro i sintomi della sindrome pre-mestruale.
Inoltre abbiamo le acque acidule, ossia quelle in cui il contenuto di anidride carbonica supera i 250 mg/l: si tratta di un elemento che stimola l’attività gastrica e può avere un leggero effetto diuretico.
Infine troviamo le acque sodiche, quando il contenuto di sodio è maggiore di 200 mg/l: sono indicate in caso di intensa sudorazione ma sono da evitare in caso di ipertensione, ritenzione idrica e problemi renali.
Un elemento che spesso non troviamo in etichetta ma a cui bisogna prestare attenzione è il contenuto di arsenico. Fino a una decina di anni fa il limite per le acque minerali era fissato in 50 µg/l, sceso a 10 µg/l perché in elevate concentrazioni è considerato cancerogeno. Benché si tratti di un elemento che in grandi quantità e assunto per lunghi periodi può provocare rischi per la salute, non dimentichiamo che l’arsenico si trova naturalmente nel nostro territorio ed è determinato dalla composizione del terreno e delle rocce, ed è presente principalmente nei territori di origine vulcanica. Infatti già ai tempi degli Etruschi nelle regioni del Centro Italia con determinate caratteristiche idro-geologiche sono state rilevate notevoli quantità di arsenico che inevitabilmente sono state introdotte nell’organismo attraverso il consumo di acqua senza provocarne grosse conseguenze per la salute. È importante quindi non creare troppo allarmismo.
Nonostante i valori presenti nelle acque minerali non rappresentino un rischio per la salute, indicarne il valore in etichetta darebbe la possibilità al consumatore di orientarsi verso i prodotti con concentrazioni più basse, soprattutto se quelle acque vengono utilizzate anche per l’alimentazione dei neonati.
Le acque minerali, di qualsiasi tipo esse siano, possono avere effetti positivi su alcuni disturbi, ma non abbiamo a disposizione studi clinici appropriati che ne dimostrino in modo incontrovertibile gli effetti. Non si tratta di acque terapeutiche e non devono sostituirsi alle cure del medico. È per questa ragione che non sono permessi dalla legge claim nutrizionali né in etichetta né nelle pubblicità.
Autore: Roberta D’Amico