Il miele è il primo dolcificante conosciuto dall’uomo. Si ottiene dal nettare che le api prelevano dai fiori e lo depositano nell’alveare; dopo un periodo di “maturazione” si ottiene il prodotto finito che è costituito da una miscela di glucosio e fruttosio, ma anche di numerose sostanze naturali che conferiscono al miele, oltre al potere dolcificante, molte proprietà benefiche che lo rendono un alimento di eccellenza. Oltre al miele vengono prodotti la cera e soprattutto il propoli cui viene riconosciuta una buona attività antimicrobica e quindi trova anche impiego come farmaco naturale. La qualità e la sicurezza alimentare del miele dipendono dallo stato di salute delle api e, ovviamente, anche dalla “purezza” da dove viene prelevato il nettare.
In Italia negli ultimi anni c’è stato un notevole calo di produzione di miele e ciò dipende da:
- una minore disponibilità di territorio a disposizione delle api. L’industrializzazione di molte aree, le colture agricole intensive e l’urbanizzazione selvaggia ne sono le cause;
- un uso di pesticidi in agricoltura che favoriscono lo sviluppo di piante di interesse agronomico, ma limitano le piante selvatiche ed in definitiva i periodi di fioritura. I pesticidi sono anche molti tossici per le api che possono morire se ne vengono a contatto;
- gravi malattie delle api di origine microbica e/o parassitarie, come la varroa, che sono in grado di decimare gli alveari in breve tempo.
Per molti apicoltori si tratta di una attività secondaria che conducono con grande passione e non sempre conoscono le norme di legge riguardanti la possibilità di utilizzare farmaci per curare le api. In questi casi ci si affida spesso all’esperienza di altri apicoltori dilettanti e non sono rari i casi di usi impropri di principi attivi o addirittura di impiegarne alcuni proibiti.
Il problema però può anche riguardare gli apicoltori professionisti che davanti al dilagare di una malattia, non esitano a ricorrere all’impiego di prodotti non consentiti cercando comunque di evitare la presenza di residui dei farmaci nel miele, magari facendo i trattamenti dopo aver tolto il miele stesso.
Il Corpo Forestale dello Stato ha intrapreso una azione di controllo per verificare l’uso improprio di prodotti per combattere la varroasi. L’attività è consistita nel prelievo di miele e di propoli su cui sono stati ricercati residui di farmaci veterinari. Le indagini effettuate hanno consentito di individuare la presenza di residui Coumaphos e di Chlorfevinphos in campioni di miele e di propoli. Si tratta di esteri fosforici antiparassitari particolarmente attivi nei confronti dell’acaro varroa; l’uso in apicoltura è proibito e quindi si è proceduto alla eliminazione dal mercato delle partite di miele e di propoli contaminate. Dall’indagine è emerso che anche alcuni campioni di miele “biologico” erano contaminati. I risultati ottenuti dal Corpo Forestale dello Stato sono un segnale importante della situazione apistica nazionale dove, evidentemente, non c’è una completa consapevolezza delle norme che regolano l’uso dei farmaci. E’ utile ricordare che, come per tutti gli animali, l’utilizzazione dei farmaci può essere fatta soltanto con l’assistenza veterinaria. Anche se i controlli hanno portato al sequestro di partite contaminate, non si può escludere che una certa quantità di propoli e miele contaminati siano stati comunque consumati. I dati disponibili dimostrano che i residui dei due pesticidi sono molto bassi e si ritrovano nei propoli. Anche se non ne è consentita la presenza, gli effetti sulla salute dei consumatori dovrebbero essere trascurabili sia per la bassa concentrazione, sia e soprattutto per il basso consumo che generalmente viene fatto di propoli. Tutto questo non giustifica minimamente quegli apicoltori che utilizzano mezzi illegali per curare le api, ma bisogna anche studiare forme di prevenzione più efficaci a sostegno dell’apicoltura.
Ai consumatori si suggerisce di acquistare il miele da rivenditori autorizzati che esercitano controlli accurati. L’acquisto del miele direttamente da apicoltori “dilettanti” dovrebbe essere fatto con cautela e soltanto da persone che possono garantire di aver operato correttamente e di non aver utilizzato farmaci illegali.
Roma, 29 maggio 2012