Preceduto da un ampio strombazzamento mediatico, il 14 luglio 2023, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha comunicato la sua ultima valutazione sulla sicurezza dell’aspartame che, diciamolo subito, è risultato essere potenzialmente (seppure moderatamente) cancerogeno per l’uomo. La valutazione è stata fatta dall’Agenzia Internazionale per il Cancro (IARC) che ha inserito il dolcificante nella categoria 2b (possibimente cancerogeno per l’uomo) che comprende circa altre 300 sostanze chimiche.
Le conclusioni cui è giunta l’OMS non si limitano soltanto al lavoro della IARC, ma soprattutto a quello dello JECFA (Comitato di esperti scientifici designati sia dall’OMS, sia dalla FAO). Quest’ultimo ha esaminato tutta la documentazione scientifica disponibile e sostanzialmente è giunto alla conclusione che il problema del cancro non è preoccupante e che l’aspartame è un dolcificante sicuro tanto da confermare una dose accettabile giornaliera (DAG) di 40 mg/kg di peso corporeo. Non sono molti gli additivi alimentari che hanno una DGA così elevata: basti pensare che la Stevia (dolcificante naturale) ha una DGA di 4 mg/kg di p.c.).
Scindiamo i due aspetti.
La classificazione come potenziale sostanza cancerogena è stata fatta sulla base di alcuni studi osservazionali sull’uomo e anche studi su animali da laboratorio da cui risulta la possibilità di indurre la formazione di carcinomi epatici. Tali studi sono stati considerati incompleti e insufficienti per definire con certezza il pericolo di cancro per cui, in attesa di altri studi, che probabilmente non verranno mai fatti, l’aspartame è stato classificato nella categoria 2b. In pratica quindi secondo la IARC il rischio del cancro è da considerare relativamente modesto.
L’aspartame è una sostanza chimica che si ottiene dalla reazione tra i due aminoacidi acido aspartico e fenilalanina al cui gruppo carbossilico si lega il metanolo. Una volta ingerito il dolcificante si trasforma nei suoi costituenti originali e in particolare in metanolo e fenilalanina; gli effetti neurotossici del metanolo sono ben noti. La fenilalanina può provocare seri danni ad alcune persone che per difetti genetici non riescono a metabolizzarla; si tratta però di un numero molto limitato di persone e proprio per loro nelle etichette degli alimenti che contengono aspartame esiste l’informazione del pericolo della fenilalanina.
Numerosi studi di tossicologia condotti con l’aspartame anche su animali da laboratorio, hanno consentito di individuare la dose priva di effetti tossici. Utilizzando questo dato e applicando “fattori” di sicurezza, è stato possibile determinare la DAG per l’uomo che è appunto di 40 mg/kg di peso corporeo. In pratica una persona di 70 kg può assumere senza pericolo 2,8 grammi di aspartame al giorno.
Il parere dell’OMS è molto autorevole, ma, almeno per l’Unione Europea, non ha la forza di una disposizione legislativa. Le nostre Autorità Comunitarie dopo avere acquisito il parere potranno intervenire in diversi modi.
Il più semplice è quello di prendere atto che non ci sono novità tali da modificare le modalità di uso del dolcificante e quindi di lasciare inalterate le norme esistenti.
Potrebbero chiedere all’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) una valutazione dei rischi del dolcificante e sulla sua base decidere di lasciare le cose inalterate oppure attuare delle misure restrittive. Esse possono variare dalla più drastica, ovvero l’applicazione del principio di precauzione e quindi proibire l’utilizzazione dell’aspartame come dolcificante, ad altre più o meno blande come, ad esempio modificare la DGA oppure introdurre delle avvertenze di pericolo nelle etichette.
Qualche considerazione.
Il lavoro imponente fatto dagli organismi scientifici internazionali (IARC e JECFA) ha “partorito il topolino” che sostanzialmente conferma la “sicurezza” dell’aspartame, ma non risolve i dubbi sul suo potere cancerogeno. Come accennato tali dubbi potranno essere chiariti con nuove ricerche scientifiche la cui attuazione è però problematica. Si tratta di studi molto costosi che dovrebbero essere fatti dalle aziende produttrici del dolcificante, oppure dagli Stati che intendono rassicurare i propri cittadini. Essendo disponibili molti dolcificanti è possibile che le aziende alimentari abbandonino gradualmente l’aspartame sostituendolo con prodotti meno problematici.
E’ ormai assodato che il rispetto della DGA di 40 mg/kg di peso corporeo garantisce da pericoli; però nelle etichette dei prodotti che consumiamo, contenenti il dolcificante, non è riportata la quantità e quindi non è facile regolarsi sia assumendo alimenti e bevande contenenti il dolcificante, sia quando lo utilizziamo direttamente per dolcificare caffè, te o altri alimenti.
Allora cosa fare.
La migliore precauzione è quella di controllare la presenza di aspartame leggendo attentamente le etichette e cercare di alternare i prodotti contenenti aspartame con altri con dolcificanti diversi. Facciamo anche attenzione alle bustine che utilizziamo per dolcificare il caffè o altre bevande dove generalmente non è riportato il peso.
Un aspetto curioso è che esistono in commercio bustine di dolcificanti con la dicitura “senza aspartame“; probabilmente i cittadini indipendentemente dal parere dell’OMS hanno cominciato da tempo a preoccuparsi del dolcificante; probabilmente la cosa è stata capita dal “marketing” che ha ritenuto conveniente specificarne l’assenza e mantenere la fiducia dei consumatori.
Anche se si può legittimamente pensare che il lavoro dell’OMS abbia dato origine a modesti risultati e che non è giustificato il “molto rumore per nulla”, con ogni probabilità si arriverà a una sensibile riduzione del consumo dell’aspartame senza troppi scossoni nell’opinione pubblica e, quello che interessa maggiormente le aziende alimentari, senza penalizzare l’utilizzazione degli alimenti senza zucchero.