Bucce d’arancia
Gli agrumi (arance, mandarini, limoni, lime, ecc.) possono essere “attaccati” da muffe che invadono la loro superficie e che possono farli marcire. Il problema si può presentare nel periodo di tempo che intercorre tra la raccolta e la vendita al dettaglio e, ovviamente, il pericolo è maggiore quando questo periodo è prolungato. Ciò si verifica soprattutto per gli agrumi che debbono fare viaggi molto lunghi, magari da altri continenti. I frutti deperiti perdono ogni valore e quindi debbono essere scartati con gravi perdite economiche.
Trattandosi di un pericolo piuttosto diffuso, le Autorità sanitarie europee ed italiane hanno emanato alcune norme che consentono di trattare superficialmente gli agrumi con delle sostanze antimuffa. In particolare, è permesso l’impiego di bifenili e del tiabendazolo che sono conosciuti come additivi alimentari con le sigle E 230 ed E 233 rispettivamente. Il trattamento comunque può essere fatto a condizioni che i residui negli agrumi rientrino in limiti molto severi imposti dalla Unione Europea.
L’impiego di questi additivi è stato concesso anche perché i trattamenti vengono fatti sui frutti già raccolti e si ritiene ragionevolmente che rimangano nella buccia e non penetrano nell’interno del frutto. L’autorizzazione si basa sul fatto che, normalmente, le bucce vengono scartate e quindi il pericolo di assumere i residui delle sostanze chimiche che le contengono dovrebbe essere modesto.
Guardando attentamente i sacchetti confezionati degli agrumi (arance e limoni in particolare), si può rilevare che in alcuni casi esiste una etichetta con la dicitura “bucce non edibili”. All’UNC è stato segnalato che tale dicitura non è a tutti comprensibile; esiste quindi il pericolo che le bucce vengano comunque mangiate oppure utilizzate per fare liquori o confetture di marmellata o canditi.
La dicitura “buccia non edibile” riguarda però soltanto alcuni agrumi confezionati in sacchetti; la maggioranza di arance, limoni, mandarini, pompelmi, lime, ecc. sono invece venduti allo stato sfuso e nessuno, forse anche gli stessi rivenditori, sa se ci sono stati dei trattamenti con i citati E 230 ed E 233. D’altra parte sono trattamenti perfettamente legali ed è veramente difficile, se non del tutto impossibile, etichettare ogni frutto.
Con ogni probabilità gli agrumi di importazione sono quelli maggiormente a rischio di trattamenti, ma anche quelli nazionali non sono esenti da tale rischio; infatti la dicitura della non edibilità riguarda anche sacchetti di arance siciliane.
Tra gli agrumi sicuramente di importazione c’è il lime che viene apprezzato proprio per la sua scorza impiegata soprattutto nella preparazione di cocktail. Non risulta che nei lime in commercio ci sia la dicitura di non utilizzare la buccia. Non è però chiaro se effettivamente questi agrumi sono esenti da trattamenti, oppure semplicemente non viene fatta nessuna dichiarazione.
Anche se la pericolosità dei due additivi è molto modesta, a questo punto risulta ragionevole il consiglio di evitare il consumo alimentare delle bucce di tutti gli agrumi sia in modo diretto allo stato fresco o conservato, che in modo indiretto quando vengono utilizzate per aromatizzare bevande alcoliche o analcoliche come ad esempio gli infusi.
Ovviamente se si è sicuri dell’origine dei frutti, magari perché raccolti direttamente dagli alberi che crescono nei giardini di tante case, non è necessario adottare le precauzioni suggerite e possiamo consumare tranquillamente le bucce nei tanti modi che la fantasia gastronomica italiana suggerisce. (Agostino Macrì)