Recentemente le Autorità francesi hanno segnalato al Sistema di Allerta Europeo (RASFF) la presenza in commercio di cartoni per pizza importati dalla Turchia, contaminati da Piombo, Ftalati nonché di “Fotoiniziatori”, ovvero di sostanze che in presenza di luce possono provocare reazioni in grado di produrre diverse sostanze chimiche anche potenzialmente pericolose.
Quasi certamente i cartoni “turchi” sono stati ottenuti “riciclando” materiali cellulosici di diversa origine (imballaggi stampati con inchiostri, carta da fotocopiatrici, giornali, ecc.) in cui erano presenti i contaminanti.
Ricordiamo in particolare gli Ftalati sono considerati estremamente pericolosi e la loro presenza nei materiali a contatto con gli alimenti nell’UE è soggetta a forti restrizioni e alcuni sono stati totalmente banditi.
Ovviamente i cartoni “illegali” sono stati tolti dal commercio e il problema non riguarda il nostro Paese. Infatti da noi, come negli altri Paesi della UE, come materia prima si può utilizzare soltanto cellulosa “vergine” e quindi priva di contaminanti.
Ricordiamo che i cartoni per pizza rappresentano un “business” molto importante, solo in Italia risulta che se ne consumano ben oltre un milione al giorno e il loro prezzo varia da circa 30 a 70 centesimi l’uno; si può quindi comprendere una forte concorrenza tra i vari produttori.
Un ruolo molto importante lo hanno anche le pizzerie che debbono acquistare soltanto cartoni privi di contaminanti e la garanzia possono averla dalle produzioni nazionali e/o comunitarie.
“Gestione” della pizza e dei cartoni.
La pizza appena sfornata possiede caratteristiche organolettiche che in parte vengono perdute anche se viene posta immediatamente nella scatola ad una temperatura che si aggira intorno ai 60 – 70 ° C. Il tempo che intercorre dal momento dell’”inscatolamento” al consumo generalmente è di almeno 15 – 30 minuti. In questo periodo l’acqua contenuta nella pizza tende ad evaporare e formare una condensa che può modificare la sua consistenza e fragranza. Ovviamente il consiglio è di consumarla al più presto possibile.
Esistono delle scatole “forate” che attenuano la perdita delle caratteristiche organolettiche.
Nel caso sia necessario riscaldarla si consiglia di non utilizzare il forno a microonde, ma soltanto il forno classico avendo l’accortezza di rimuoverla dal contenitore. Quest’ultimo ovviamente non deve essere messo al forno.
Altra accortezza è di non utilizzare la scatola come piatto, soprattutto se viene tagliata con un coltello.
Molte scatole presentano delle diciture sia pubblicitarie, sia soprattutto indicazione sulla loro idoneità come materiali a contatto con alimenti: sono fatte con inchiostri che non debbono andare a contatto con la pizza.
Esiste infine il problema dello smaltimento delle scatole.
Trattandosi di cartone vanno smaltite con la carta da riciclare; se però i cartoni sono unti debbono essere messi insieme ai rifiuti indifferenziati.
Sarebbe però bene provare a riutilizzarli per costruire qualche oggetto di uso domestico; questo però costa fatica e non tutti hanno il tempo per impegnarsi.
Forse una riflessione va fatta sul milione e passa di scatole di cartone, di cellulosa vergine che ogni giorno utilizziamo. Non so quanti alberi debbono essere abbattuti per soddisfare il nostro desiderio di consumare una pizza calda e più o meno fragrante; non sono riuscito a trovare informazioni su quanta acqua serve per fare un cartone per le pizze, magari comparandola a quella che serve per fare una pizza.
La speranza è che i cartoni siano correttamente riciclati, magari per farne altri oggetti di carta, visto che non ci si possono fare altri cartoni per pizza che richiedono cellulosa vergine.
Penso che al termine di questa breve nota ci si debba interrogare se l’utilizzazione di un cartone per trasportare una pizza a casa sia compatibile con una corretta gestione delle risorse ambientali.
(In collaborazione con Alfonso Piscopo)