Il vino è un alimento molto diffuso nel nostro Paese e, se bevuto con moderazione, viene anche considerato un elemento della “dieta mediterranea”. Quando lo acquistiamo, ci troviamo davanti a delle etichette con acronimi di cui non sempre riusciamo a comprendere il significato e il reale valore. Cominciamo con il capire di cosa si tratta. VDT significa semplicemente Vino Da Tavola; seguono gli IGT che sono quelli a Indicazioni Geografica Tipica. Salendo nella scala dei valori ci sono quelli a Denominazione di Origine Controllata (DOC) e quelli a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG).
Più complessa è la descrizione della sigla VQPRD; significa Vini di Qualità Prodotti in Regione Determinata che può consentire di identificare anche il singolo podere dove viene coltivata l’uva.
Ci sono poi i vini biologici e infine quelli vegani.
Quali sono le differenze?
Chi produce i VDT non fa parte dei Consorzi cui aderiscono i produttori dei diversi vini “tipici”. Questo non significa che si tratta di prodotti di minore qualità, ma soltanto che evitano di sobbarcarsi le spese necessarie per aderire ai Consorzi e non sottostare ai controlli accessori che servono per acquisire un marchio.
A questa categoria possiamo aggiungere il vino “comune” prodotto dalle microaziende e che è di uso familiare. Infine ci sono i vini industriali, commercializzati in grande scala che si ottengono con procedure e che prevedono sistemi di autocontrollo in grado di garantire la qualità costante del prodotto.
I vini IGT possono riportare in etichetta informazioni sul luogo di origine e fare riferimento a un generico disciplinare di produzione per consentire al consumatore di capire quale sia l’area geografica in cui è prodotto.
La sigla DOC consente di identificare sia la zona in cui l’uva è stata raccolta, sia le specifiche qualità organolettiche. Questi vini devono sottostare ai controlli previsti dai disciplinari di produzione imposto dai rispettivi Consorzi.
I DOCG sono vini che hanno superato almeno cinque anni di classificazione come DOC e di cui sono riconosciuti particolari pregi. Anche in questi casi la loro qualità è garantita da controlli effettuati dai Consorzi.
Una caratterizzazione più specifica è quella dei vini VQPRD che consente di identificare la singola azienda vinicola e quindi di essere certi di consumare un vino prodotto con particolare cura.
I vini “biologici” si ottengono da uve provenienti da vigneti in cui non sono state utilizzate sostanze chimiche sotto forma di fertilizzanti e di fitofarmaci. Anche nella vinificazione non è consentito l’uso di additivi chimici.
Nei vini “vegani” è proibito l’uso di prodotti di origine animale lungo la filiera di produzione. Ad esempio per la “chiarificazione” non è possibile utilizzare “filtri” contenenti derivati del latte o delle uova.
Nelle etichette possiamo anche trovare delle indicazioni come Classico (deriva da un territorio di antica vocazione vinicola); Riserva (sottoposto a invecchiamento) o Superiore (grado alcolico più elevato).
Come scegliere il vino
Questa moltitudine di possibilità di classificazione dei vini consente al consumatore di fare delle scelte che soddisfino le aspettative gustative e anche andare incontro alle proprie possibilità di spesa.
Purtroppo però mancano le indicazioni più importanti, ovvero il valore nutrizionale e le avvertenze sui pericoli che possono derivare dal consumo di alcol.
Il Regolamento UE 1169/2011 (informazioni ai consumatori) prevedeva che entro il marzo del 2017, come avviene per gli altri alimenti, fosse resa obbligatoria una etichetta nutrizionale anche per il vino e le atre bevande alcoliche. Nonostante siano state formulate delle proposte sulle modalità di etichettatura, ancora non si è trovato un accordo tra i produttori e le Autorità legislative europee. In pratica il tempo è abbondantemente scaduto, ma non ci sono ancora tracce di questa indicazione e gran parte dei cittadini è ignara che un bicchiere di vino, sia esso VDT o VQPRD ha un elevato contenuto calorico e che un eccesso nel bere può creare seri problemi di salute.
Proprio per questo motivo non si può parlare di “sicurezza” del vino, ma soltanto di “qualità”
L’invito è quello di consumarlo con moderazione e magari sceglierne qualcuno di qualità elevata; bevendone poco e lentamente se ne possono meglio apprezzare le caratteristiche organolettiche ed evitare conseguenze negative per la nostra salute.
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