La celiachia è provocata da una intolleranza alimentare scatenata dal glutine, frazione proteica alcool solubile del frumento. Alcuni ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, del Comitato Consiglio delle Ricerche in Agricoltura di Fiorenzuola d’Arda e di Foggia e dell’Istituto Europeo di Ricerca sulla Fibrosi Cistica dell’Ospedale San Raffaele di Milano, hanno isolato un decapeptide all’interno della sequenza della frazione del glutine, chiamato pRPQ, che addirittura contrasta l’effetto tossico del glutine stesso.
Il problema è che questo peptide è naturalmente presente nel glutine in piccole quantità e quindi non è in grado di contrastare l’azione degli altri componenti tossici. In vitro, su culture cellulari e su frammenti di mucosa duodenale ottenuti da tessuto intestinale di persone celiache, si è infatti visto che somministrando il peptide pRPQ in concentrazioni simili, a quelle dei peptidi tossici del glutine, non si manifesta nessuna lesione tipica della celiachia.
Questa scoperta, che è almeno per una volta tutta italiana, apre degli scenari completamente nuovi sia nella terapia che nella prevenzione della celiachia. E’ infatti ipotizzabile che, se questi risultati in vitro venissero confermati da ulteriori studi anche in vivo, questo peptide in quantità sufficientemente elevate può evitare la comparsa della malattia anche se dovessero essere consumati cibi con frumento.
Trattandosi di una sostanza naturale è anche ipotizzabile “creare” un frumento che presenti elevate quantità del peptide in grado di contrastare naturalmente l’azione delle frazioni tossiche del glutine. L’ipotesi non è fantascientifica perché i ricercatori italiani hanno anche individuato il “gene” che induce la produzione del pRPQ. e quindi, almeno in teoria, con una relativamente semplice modificazione genetica del tutto naturale si potrebbero cercare dei grani che naturalmente esprimano quantità di pRPQ che contrastino le sequenze tossiche della gliadina o trovare una modalità sicura per aggiungere il peptide RPQ al glutine ed ottenere un frumento adatto all’alimentazione di tutti, senza che ne vengano modificate le caratteristiche nutrizionali ed organolettiche.
Si tratta quindi di una tappa molto importante nella ricerca per contrastare la celiachia che in modo più o meno grave colpisce circa l’1% della popolazione. Le nuove etichettature degli alimenti per i celiaci ed i paventati “ticket” su questi prodotti stanno suscitando molte preoccupazioni tra gli ammalati. La possibilità di avere degli alimenti a base di cereali sicuri dovrebbe essere approfondita con ulteriori indagini scientifiche. La speranza è che siano disponibili risorse economiche sufficienti a completare gli studi intrapresi. Si tratta infatti di una ricerca scientifica che, oltre a consentire il miglioramento dello stato di benessere della popolazione, potrebbe avere un impatto positivo molto importante per la nostra agricoltura che sarebbe messa in grado di produrre un frumento di elevato valore e quindi essere incentivata a riprendere una attività attualmente in forte crisi.
In caso contrario il rischio è che ricercatori di altri Paesi riprendano quanto fatto in Italia e finiscano con il brevettare un nuovo frumento i cui semi dovranno essere acquistati dai nostri agricoltori a caro prezzo.
Roma, 2 febbraio 2012