Dalle biotecnologie agli ogm, vizi e virtù
Nel senso più ampio del termine l’allevamento degli animali, la coltivazione delle piante, la produzione del vino, dei formaggi e dei salumi e le tecniche correlate dovrebbero essere considerate come biotecnologie. Nel corso dei secoli l’uomo infatti ha saputo migliorare le capacità produttive degli animali e delle piante attraverso metodi empirici, ma molto efficaci, incrociando specie e razze tra loro oppure esponendoli a condizioni ambientali difficili costringendoli ad adattarsi. Con queste operazioni di fatto è stato possibile “selezionare” i caratteri in grado di migliorare le capacità produttive delle piante e/o degli animali.
I meccanismi con cui avviene la “selezione” sono stati individuati grazie allo sviluppo della biologia molecolare e della genetica che ha permesso di individuare i singoli “geni” responsabili della “espressione” di specifici caratteri. Ad esempio la capacità di una pianta di produrre una vitamina è regolata da uno specifico gene e la stessa cosa avviene per le migliaia di altri caratteri.
Intervenendo direttamente con tecniche di “ingegneria genetica” è stato possibile “accelerare” i processi di selezione naturale migliorando in breve tempo le caratteristiche delle piante e/o degli animali. Le possibilità applicative sono notevoli e se ben utilizzate possono contribuire a migliorare sensibilmente le capacità produttive agricole e zootecniche. Da più parti si parla della quasi certezza che in un futuro non troppo lontano sarà necessario incrementare in modo significativo la produzione di materie prime alimentari.
L’ingegneria genetica può fare molto per raggiungere l’obiettivo. I primi risultati già si vedono con alcuni vegetali (mais, soia, cotone, colza, ecc.) in cui sono stati inseriti dei geni capaci di influenzare in modo significativo le loro capacità produttive senza alterarne la sicurezza come alimenti per l’uomo e/o per gli animali. Gli alimenti così ottenuti, meglio conosciuti come OGM (Organismi Geneticamente Modificati) sono ormai largamente utilizzati in tutto il mondo incluso il nostro Paese e probabilmente se non avessimo questi prodotti a disposizione per alimentare gli animali da allevamento, la nostra zootecnia si troverebbe in gravissime difficoltà. Senza volere entrare nel merito delle tante polemiche, discussioni e paure che questo genere di alimenti ha sollevato, si osserva che la ricerca scientifica prosegue nel suo cammino. Si stanno aprendo nuovi e interessanti filoni che in breve tempo potrebbero contribuire a migliorare sensibilmente la produttività della nostra agricoltura senza intaccarne gli aspetti “tradizionali” , proteggendo le colture e gli allevamenti e, soprattutto, consentendo di ottenere maggiori produzioni alimentari e di elevata sicurezza.
Per raggiungere questi obiettivi è però necessario investire in ricerca scientifica; purtroppo nel nostro Paese esistono forti ostacoli a causa delle scarse risorse disponibili e, soprattutto, dei pesanti vincoli amministrativi e politici che, di fatto, impediscono ai nostri ricercatori di lavorare serenamente. Di questi argomenti si è parlato a Milano il 15 ottobre del 2015 nell’ambito della settimana europea “Biotech” e, oltre agli aspetti tecnici e scientifici, si è anche discusso degli aspetti economici e politici.
La discussione è stata molto articolata e si è incentrata sugli OGM attualmente autorizzati ai fini alimentari. E’ emersa chiaramente l’incongruenza delle norme comunitarie per il cui il consumo degli OGM è consentito in tutti i Paesi. La coltivazione invece è permessa in alcuni Paesi, ma non in altri. Questa situazione di fatto penalizza le agricolture delle nazioni che, come l’Italia, non possono coltivare vegetali OGM.
Un esempio è rappresentato dal mais che in Italia per le particolari condizioni ambientale, spesso è contaminato con micotossine; quindi non può essere impiegato ai fini alimentari e l’unica alternativa è quella di utilizzarlo per la produzione di energia. Si tratta di uno spreco notevole che forse potrebbe essere evitato con le colture OGM. E’ quindi emersa in modo molto chiaro la necessità di dare uno spazio adeguato alla ricerca scientifica nel settore delle biotecnologie. Inoltre è stata auspicata una politica comunitaria con regole chiare e valide per tutti i Paesi dell’UE.