Il Governo USA ha deciso di appesantire i dazi doganali sulle merci importate dall’Unione Europea (UE). La ragione ufficiale di questa misura nasce a seguito dei favori fatti dall’UE alla Compagnia Airbus che hanno danneggiato la concorrente americana Boeing che avrebbe perso centinaia di miliardi di dollari. Le questioni di questo genere sono dibattute nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) che cerca di mettere d’accordo le parti per evitare che si raggiungano conflitti che alla fine non giovano a nessuno. In questo caso però il WTO ha autorizzato gli USA ad applicare sanzioni “indirette” mediante l’inasprimento dei dazi doganali sulle merci importate dalla UE.
Gli scambi commerciali riguardano molti beni e tra quelli maggiormente “sensibili” ci sono gli alimenti che interessano in modo particolare il nostro Paese. E’ infatti noto che quelli “made in Italy” sono particolarmente richiesti negli USA. Il regalo più gradito che un italiano può fare a un amico americano è un alimento prodotto nel nostro Paese, sia esso un formaggio tipico, sia un vino DOC.
Nei mercati degli USA si possono trovare molti alimenti che richiamano quelli autentici italiani, i cosiddetti “italian sounding” a prezzi decisamente contenuti; tuttavia quelli autentici sono sempre richiesti da fette di mercato importanti.
Il consumatore americano che si rivolge ai nostri alimenti ricerca la qualità che non trova in quelli prodotti negli USA. E’ importante distinguere la qualità dalla sicurezza intesa come assenza di pericoli chimici, fisici e microbiologici che deve essere garantita per tutti gli alimenti indipendentemente dalla loro origine.
Si tratta di un particolare molto importante e poco conosciuto dall’opinione pubblica.
La sicurezza degli alimenti può rappresentare, e rappresenta spesso, un serio ostacolo agli scambi commerciali mondiali. Per evitare che questo avvenga ci si è messo di mezzo l’ONU che grazie alla collaborazione della FAO e dell’OMS, ha istituito il Codex Alimentarius. Questo organismo che raccoglie praticamente tutti i Paesi del mondo ha definito e aggiorna continuamente le “caratteristiche” che debbono avere gli alimenti prodotti in tutti i continenti. Ad esempio si è deciso quali siano i farmaci che possono essere utilizzati negli allevamenti, le modalità di uso dei fitofarmaci un agricoltura, i livelli di contaminanti accettabili negli alimenti, ecc.
Ci sono tuttavia dei punti controversi non ancora risolti come la possibilità di coltivare OGM o l’impiego di ormoni nell’allevamento degli animali. Si tratta di questioni molto importanti che comunque sono state risolte con dei compromessi. Ad esempio gli USA si sono impegnati a non impiegare gli ormoni negli animali le cui carni saranno esportate nella UE o in altri Paesi in cui vige il divieto.
In passato le Autorità di controllo degli USA avevano scoperto la presenza di residui di sulfamidici in alcuni prosciutti italiani e ne avevano bloccato l’importazione. Per risolvere il problema degli ispettori americani sono venuti in Italia per verificare la filiera della nostra produzione e capire dove era il problema. Dopo essersi resi conto che si trattava di un fatto episodico e che i nostri prosciutti erano “regolari” le importazioni sono riprese.
Quindi il pretesto questa volta non ha nulla a che vedere con potenziali pericoli per la salute pubblica, ma si tratta di una mera questione economica e quanto previsto dagli USA è per loro estremamente vantaggioso; come effetto diretto riuscirebbero a incamerare molti soldi dai dazi sulle merci importate. Indirettamente potrebbero diminuire i consumi degli alimenti “supertassati” e lasciare maggiore spazio a quelli prodotti negli USA compresi quelli “italian sounding” taroccati.
In questo momento non sappiamo ancora con precisione quali alimenti italiani saranno coinvolti nella “ipertassazione” in quanto non è ancora uscita la lista completa.
La logica vorrebbe che a pagare siano le merci prodotte dai Paesi “azionisti” di Airbus. Essendo il nostro Paese fuori da tali interessi, non dovrebbe essere penalizzato. Si potrebbe anche ipotizzare una sorta di “risarcimento” da parte della UE ai dazi aggiuntivi che potrebbero colpire i nostri alimenti esportati negli USA. Risulta che i contributi a Airbus sono arrivati da fondi comunitari che sono anche nostri. Non sembra giusto che a trarre vantaggio dai fondi comuni siano soltanto alcuni Paesi, mentre quando c’è da pagare tutti sono coinvolti. Ma questi sono discorsi politici in cui è difficile addentrarsi. Un modesto tecnico non può fare altro che rilevare una forte penalizzazione per le nostre eccellenze alimentari e sperare che si trovi una soluzione sia per salvaguardarle, sia e soprattutto per evitare pesanti ricadute anche di carattere occupazionale.