Molti dei nutrizionisti o esperti in alimentazione, citano frequentemente la dieta mediterranea (DM) come modello alimentare da seguire e che prevede il prevalente consumo di alimenti di origine vegetale rispetto a quelli di origine animale.
Negli anni ’50 del secolo scorso, Keys scoprì che in alcune popolazioni nel Cilento c’era un’incidenza molto bassa di patologie cardiovascolare e che c’erano molte persone anziane in buone condizioni di salute. Associò questa situazione all’alimentazione di queste persone basata sul consumo di cereali (pane e pasta), frutta, verdura, pesce, olio di oliva, qualche bicchiere di vino, poca carne, pochi prodotti caseari, pochi zuccheri semplici e (cosa che viene spesso dimenticata) una intensa attività fisica.
Queste popolazioni si nutrivano con quello che riuscivano a produrre e le quantità di cibo ingerite erano relativamente modeste con una prevalenza di carboidrati che forniva l’energia necessaria per lo svolgimento del duro lavoro nei campi.
Quello che Keys sembra aver sottovalutato è la durata media della vita che si attestava intorno ai 60 anni; le persone che vivevano più a lungo erano quelle che avevano resistito alla selezione “naturale” superando le tante malattie diffuse tra la prima infanzia e l’età adulta.
Nella seconda metà del secolo scorso la situazione economica del nostro Paese è decisamente migliorata e si è verificato un forte incremento quantitativo di alimenti, un aumento consistente dei consumi di carne, latte e uova e anche una riduzione delle attività fisiche. In pratica la DM è stata fortemente ridimensionata.
Sono decisamente migliorate le condizioni igienico sanitarie, sono stati ampiamente utilizzati nuovi farmaci e vaccini e l’assistenza medica è migliorato.
Tale situazione ha comportato un forte incremento delle aspettative di vita che attualmente si attestano sopra gli ottanta anni, nonostante il numero sempre minore di persone che seguono “integralmente” la DM.
Alimenti di origine animale e salute
Il ruolo nutrizionale degli alimenti di origine animale è decisamente molto importante. Le limitazioni dei consumi nel passato erano dovute sia ad una scarsa disponibilità, sia alla loro minore qualità igienico sanitaria.
La maggior parte degli animali veniva allevato nelle aziende agricole tradizionali e le produzioni erano relativamente modeste e in grado di soddisfare i fabbisogni di un numero limitato di persone.
Inoltre tra gli animali serpeggiavano diverse malattie infettive che, attraverso gli alimenti da loro prodotti, potevano colpire anche l’uomo; ricordiamo la brucellosi, la tubercolosi, la trichinellosi, la cisticercosi.
A partire dalla seconda metà del secolo c’è stato un forte incremento delle produzioni zootecniche che hanno consentito di ottenere abbondanti quantità di carne, latte e uova anche a costi contenuti. Inoltre negli allevamenti sono state attuate delle misure di prevenzione che hanno consentito di ottenere degli alimenti molto sicuri dal punto di vista igienico sanitario.
Si è anche verificato un forte aumento della domanda da parte dei consumatori che ha obbligato il nostro Paese a importare alimenti di origine animale da altri Paesi forti produttori. In questi Paesi i costi di produzione sono inferiori a quelli che debbono sostenere i nostri allevatori e che si trovano in condizioni di obiettiva difficoltà.
Un nuovo modello di dieta mediterranea?
La DM descritta da Keys nelle condizioni socio economiche attuali, non sembra trovare grande seguito e forse andrebbe ripensata.
In primo luogo andrebbero stabilite delle quantità massime di alimenti da assumere; gli attuali 600 – 700 kg pro-capite annui sembrano essere eccessivi.
Considerato che la maggioranza della popolazione conduce una vita sedentaria sarebbe necessario rivedere l’equilibrio tra i nutrienti riducendo la quota dei carboidrati (in particolare gli zuccheri) e dei grassi a favore di proteine di elevato valore biologico quali sono quelle di origine animale. Si tratta di una operazione piuttosto complicata, ma non si può continuare a mettere sullo stesso piano le proteine della soia con quelle del latte.
Cosa suggerire ai consumatori
Il primo suggerimento è quello di svolgere una buona attività fisica quotidiana come ridurre l’uso dell’auto e camminare per almeno mezzora al giorno in misura intensa fino alla sudorazione.
Controllare le quantità di cibo assunto e anche il numero di calorie che non dovrebbe dell’ordine delle 2000 giornaliere.
Non esistono alimenti buoni o cattivi da tutti si possono trarre benefici oppure subire dei danni, dipende da come sono gestiti e quindi andrebbe trovato un giusto equilibrio tra gli alimenti di origine animale e quelli di origine vegetale.
In conclusione: mangiamo poco, mangiamo tutto e muoviamoci.
Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del progetto RiGenerAzioni (finanziato dal MIMIT, D.M. 6/5/2022 art.5).
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