Il fenomeno della farmacoresistenza microbica sta preoccupando le Autorità sanitarie di tutto il mondo ed ha ampia ricaduta sull’opinione pubblica. Da un punto di vista microbiologico l’antibiotico-resistenza è la capacita di un microrganismo di “resistere”, e quindi sopravvivere all’azione di un farmaco antibiotico. Il microrganismo può essere naturalmente resistente verso un antibiotico (resistenza naturale) o divenirlo mediante l’attivazione di meccanismi di “adattamento” (resistenza acquisita). In questo secondo caso, ceppi microbici che in precedenza erano sensibili ai farmaci antibiotici “mutano” il loro patrimonio genetico e divengono insensibili agli stessi farmaci. Queste “mutazioni” vengono “trasferite” direttamente alla progenie in via “verticale”.
Altra possibilità è che i caratteri “mutati” vengano trasferiti ad altri microrganismi, anche di specie diversa e in questo caso il trasferimento è “orizzontale”.
Anche se i batteri sembrano essere i più interessati al fenomeno, la farmacoresistenza riguarda anche i virus, i parassiti e i funghi microscopici.
E’ necessario specificare che le cause della farmacoresistenza non sono dipendenti soltanto dall’uso non corretto degli antibiotici, ma anche dai sulfamidici, chinoloni, furani, e addirittura anche i comuni disinfettanti.
Numerosi studi dimostrano che le “popolazioni” di microrganismi farmacoresistenti sono in aumento e che alcuni di essi sono divenuti quasi inattaccabili.
Lo studio di nuovi antibiotici è un filone di ricerca su cui sono impegnati molti scienziati; è di questi giorni la notizia della scoperta da parte di ricercatori americani di sostanze chimiche in grado di “colpire” in modo selettivo alcuni batteri farmacoresistenti. Le possibilità di un passaggio dalla scoperta alla reale applicazione come farmaci non sono però immediate. E’ infatti necessario effettuare studi che dimostrino l’efficacia e la sicurezza; si tratta di studi molto costosi (dell’ordine delle centinaia di milioni di euro) che possono essere affrontati da importanti aziende farmaceutiche.
Gran parte dell’opinione pubblica è convinta che la causa principale dell’induzione di farmacoresistenza sia da attribuire all’uso di antibiotici in zootecnia. Effettivamente nel passato gli antibiotici erano somministrati ai mangimi a dosaggi molto bassi e in queste condizioni si creavano le situazioni più favorevoli per l’induzione della farmacoresistenza.
Sono però ormai una quindicina di anni che gli antimicrobici in zootecnia si possono utilizzare soltanto in casi di effettiva necessità e con il controllo dei medici veterinari.
Tuttavia i pericoli prevalenti sono confinati all’interno degli allevamenti o alle aree circostanti.
Un pericolo spesso sottovalutato è il trattamento degli animali da compagnia che qualche volta viene fatto senza consultare i veterinari: considerando la vicinanza tra animali e uomo il pericolo di trasmissione è molto elevato.
La maggior parte degli esperti concorda che sono i nostri comportamenti a provocare la farmacoresitenza. Recentemente l’OMS ha individuato le principali cause che sono:
- eccessiva prescrizione di antibiotici (nei pazienti umani)
- interruzione dei trattamenti antimicrobici
- eccessi di uso negli allevamenti e in acquacoltura
- scarso controllo delle infezioni nelle strutture sanitarie
- scarsa igiene personale
- mancanza di nuovi antibiotici
Sulla base di quanto detto si possono suggerire le seguenti misure precauzionali per attenuare i pericoli:
- Mantenere separati gli alimenti di origine animale (carne, latte e uova) da altri alimenti.
- Questi stessi alimenti è preferibile che siano consumati cotti. La cottura elimina tutti i microrganismi compresi quelli farmacoresistenti.
- Nelle strutture ospedaliere sia i pazienti sia i visitatori dovrebbero rispettare le misure igienichecome ad esempio lavarsi accuratamente le mani, cambiarsi gli indumenti soprattutto quelli intimi con regolarità, se si sternutisce portarsi le mani davanti alla bocca, ecc.
- Assumere antibiotici soltantonei casi indicati dal medico ricordando che nelle malattie infettive virali (come l’influenza) non hanno alcuna efficacia. In ogni caso vanno scrupolosamente seguite le indicazioni del medico non interrompendo la terapia alla scomparsa dei sintomi.
- La somministrazione di antibiotici ai cani o ai gattideve avvenire soltanto a seguito di una prescrizione del medico veterinario. I dosaggi debbono essere calibrati in base alla specie, la razza, il peso e soltanto le specialità medicinali veterinarie garantiscono l’efficacia e la sicurezza. Non somministrare specialità medicinali umane agli animalise non in casi eccezionali e comunque sotto uno stretto controllo veterinario.
- Non abusare di prodotti per l’igiene personale o della casa in cui genericamente si parla di attività “antisettica” o “disinfettante”. I principi attivi hanno una blanda attività antibioticae possono favorire lo sviluppo di batteri farmacoresistenti.
Gli antibatterici, e più in generale i farmaci, sono dei formidabili strumenti per preservare la nostra salute e il nostro benessere. Dobbiamo però evitare abusi o modalità di uso non corretti seguendo le indicazioni fornite dai medici e dai veterinari, ma anche applicando misure igieniche che spesso sono soltanto dettate dal buon senso.