La soia è un legume che fa parte della tradizione alimentare dei Paesi dell’Estremo Oriente. E’ utilizzata tal quale oppure lavorata per essere trasformata in Tofu, Tempeh o in bevande. Nel nostro Paese l’utilizzazione alimentare umana della soia è relativamente recente e spesso se ne ricavano dei surrogati cui impropriamente sono attribuite denominazioni che richiamano il latte, i formaggi o la carne. Uno dei punti di forza per raggiungere i consumatori è di “magnificare” l’assenza di colesterolo e di lattosio che, come per tutti i vegetali e in particolare per i legumi (fagioli, lenticchie, ceci, cicerchia) è assolutamente normale.
Dalla soia si possono estrarre i grassi e quindi ottenere un olio ampiamente usato in alimentazione umana. Infatti nel mondo sono proprio l’olio di soia e di palma quelli maggiormente disponibili, per una quota di 30 % – 40 % ciascuno. Per dare un’idea della loro importanza basti pensare che l’olio di oliva rappresenta meno del 3 % della produzione mondiale di grassi vegetali.
La soia è ampiamente utilizzata nella preparazione dei mangimi e, di fatto, rappresenta la principale fonte “proteica” per i volatili e per i suini. Meno importante è la sua utilizzazione nell’alimentazione dei ruminanti (ovini e bovini) che, almeno teoricamente, potrebbero farne a meno.
La soia contiene delle sostanze in grado di inattivare l’azione dell’enzima “tripsina” che, com’è noto, consente di “digerire” le proteine. Per eliminare queste sostanze “inibitrici” la soia è sottoposta a trattamenti termici che le inattivano.
Sostanzialmente quindi la soia si può mangiare soltanto se cotta e questo vale sia per gli animali, sia per l’uomo.
Tra i componenti della soia ci sono anche delle sostanze ad attività simil-estrogenica o fitoestrogeni, appartenenti alla famiglia degli isoflavoni (in particolare la daidzeina e la ginesteina).
Un recente studio, pubblicato sulla rivista European Journal Clinical Nutrition (4 febbraio del 2019) ha dimostrato che il consumo abituale di soia e/o di alimenti a base di soia ha alcuni effetti benefici sulla salute delle donne soprattutto nei periodi della vita in cui vanno incontro alla menopausa.
Proprio gli isoflavoni, infatti, possono sopperire al calo fisiologico degli ormoni estrogeni e limitare i disturbi associati a questo calo.
Informazioni più precise sugli effetti benefici della soia sulle donne, si possono trovare consultando il lavoro citato.
Quello di cui non si parla è cosa succede agli uomini quando assumono i fitoestrogeni. La funzionalità sessuale maschile e anche i caratteri a essa associati, sono in gran parte dipendenti dagli androgeni. L’uomo comunque produce anche piccole quantità di estrogeni.
Esaminando la letteratura scientifica in merito ai possibili effetti dell’assunzione di fitoestrogeni come antagonisti degli androgeni, non si hanno informazioni con solide basi scientifiche. Tuttavia alcuni ritengono che la loro assunzione non abbia alcun effetto negativo, altri invece suppongono che possano esserci effetti sfavorevoli sulla funzionalità sessuale maschile.
Probabilmente tutto dipende dalle quantità assunte; magari un dosaggio che può avere un effetto “positivo” sulle donne in menopausa potrebbe creare qualche problema ai maschi. Tutto però deve essere dimostrato e forse, prudenzialmente, gli uomini potrebbero evitare di eccedere nel consumo alimentare della soia e/o dei suoi derivati.