La canapa è una pianta dalle origini antichissime: la sua coltivazione, infatti, risale probabilmente a più di 8000 anni fa in Asia e in Medio Oriente, da cui poi si è diffusa prima verso la Cina, poi verso l’Africa, l’Europa e l’America. In Europa centro-meridionale la canapa veniva un tempo coltivata per essere utilizzata prevalentemente nel ramo tessile, allo scopo di realizzare tessuti ed abiti, vele per barche, corde, carta.
Tuttavia, durante il ventesimo secolo, a causa della concorrenza di altre materie prime più economiche, come il cotone e le fibre sintetiche, la coltivazione della canapa è stata indirizzata verso altri settori, come ad esempio in edilizia, nell’industria cosmetica, nella nutraceutica, in medicina, nel settore zootecnico, nonché in quello agroalimentare, dove il suo ingresso ha incoraggiato numerose e diversificate applicazioni.
Condanna e successiva rivalutazione della canapa
Intorno al 1970 la canapa ha subito una vera e propria campagna denigratoria, venendo associata alla droga, alla marijuana, a causa del possibile contenuto di una sostanza psicoattiva, il tetraidrocannabinolo (THC), e per questo motivo molti prodotti da essa derivati furono vietati. Dopo un periodo di repressione, ecco che con la legge italiana n. 242 del 2 dicembre 2016 è stata reintrodotta la possibilità di coltivare alcune varietà di canapa (denominata scientificamente Cannabis sativa L.) anche per scopi alimentari, purché con un tenore di THC inferiore o uguale allo 0.2%. Con il successivo Decreto del 4 novembre 2019 il Ministero della Salute ha fissato il contenuto di THC in alcuni alimenti, come ad esempio in semi e farina (2 mg/kg), nell’olio (5 mg/kg) e negli integratori alimentari (2 mg/kg). Ma andiamo a vedere in che modo questa pianta può essere utilizzata anche nel settore alimentare.
Utilizzi della canapa nel settore alimentare
Il principale prodotto alimentare derivante da questa pianta è sicuramente l’olio, che si ricava mediante spremitura dei suoi semi ed è considerato una fonte considerevole di acidi grassi polinsaturi omega 6 e omega 3 di cui il nostro organismo ha bisogno; essi, infatti, hanno un ruolo importante nella prevenzione di alcune malattie metaboliche (diabete, tumori, alterazioni cardiocircolatorie, processi infiammatori) È inoltre uno dei pochi oli di semi che contiene questi acidi grassi omega 6 e omega 3 in un rapporto di circa 3:1, che è quello suggerito dai nutrizionisti come ottimale per un funzionamento equilibrato dell’organismo e del sistema immunitario. L’olio di semi di canapa contiene, inoltre, quantità significative di alcuni antiossidanti, i flavonoidi, che aiutano a proteggere i nostri tessuti contro i radicali liberi i quali, se presenti in eccesso, accelerano l’invecchiamento cellulare e favoriscono l’insorgenza di alcune patologie degenerative quali l’Alzheimer, l’ipertensione, il diabete, alcuni tumori.
Come conservare l’olio di canapa
Inoltre, vi si trovano anche discrete quantità di vitamina E (tocoferolo), che pare abbia proprietà benefiche nei confronti dell’apparato cardiovascolare ed inibisca l’aggregazione piastrinica, oltre a sali minerali e fitosteroli, un gruppo di composti chimici di origine vegetale utili per la loro capacità di ridurre i livelli ematici di colesterolo ed in particolare del “colesterolo cattivo” (ovvero il colesterolo Low Density Lipoprotein o “LDL”) ed il conseguente rischio di aterosclerosi. Per il suo tenore elevato in acidi grassi polinsaturi l’olio di canapa è facilmente deperibile, pertanto è consigliabile consumarlo crudo; inoltre, per preservarne le proprietà nutritive è meglio mantenerlo in un luogo fresco e asciutto, al riparo da fonti di luce e calore e, dopo l’apertura, conservarlo in frigorifero.
Gli oli essenziali di canapa
In questi ultimi anni si è diffuso molto anche l’impiego di oli essenziali di canapa, ottenuti dalla distillazione delle infiorescenze, che vengono utilizzati come aromatizzanti alimentari in bevande alcoliche e non alcoliche o come additivi nella panificazione e in pasticceria. Alcuni studi ne hanno evidenziato le proprietà antinfiammatorie, antidepressive, antiossidanti, analgesiche ed antipiretiche associate alla presenza di particolari sostanze chimiche denominate terpeni, quali il limonene, l’alfa pinene, l’alfa umulene, il mircene, e per questo motivo gli oli essenziali di canapa vengono spesso impiegati nel campo della nutraceutica e degli integratori alimentari.
I semi: ricca fonte di micronutrienti
I semi sono l’unica parte della pianta di canapa considerati commestibili e sono una ricca fonte nutritiva di proteine ed amminoacidi, di fibra alimentare, ma soprattutto di micronutrienti: vi è, infatti, un buon contenuto di vitamine del gruppo B (tiamina, niacina e riboflavina), di zinco, potassio, ferro importante per il trasporto dell’ossigeno nel sangue, ma specialmente di magnesio, fondamentale per la funzionalità dei muscoli e del sistema nervoso. Per questo si suggeriscono per condire le insalate, oppure nello yogurt, nel muesli, nel cioccolato, ma anche come guarnizione di prodotti da forno.
Dai semi si ricava poi la farina di canapa, ottima per la preparazione di pane, pizze, pasta e di vari prodotti da forno come ad esempio snack, biscotti, barrette e crackers.
Ultimamente si assiste anche alla nascita di alcune bevande aromatizzate alla canapa, che contengono semi o estratti di semi di cannabis come ad esempio la birra, il tè, caffè, alcune bevande energetiche e liquori.
Conclusioni
La canapa sembra essere, dunque, una coltura molto versatile, dalle caratteristiche interessanti dal punto di vista nutrizionale ed un ridotto impatto ambientale e può essere una valida alternativa ai prodotti più tradizionali, tenendo conto che un’alimentazione varia ed equilibrata è di grande aiuto per il mantenimento di ottime condizioni di salute
Autori: Barbara Piani e Agostino Macrì