Formaggio sintetico, che cos’è? 

Agostino Macrì
18 Marzo 2025
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Siamo ormai più di otto miliardi e si sta affacciando lo spettro della insufficienza di cibo. Gli attuali sistemi di produzione di materie prime alimentari, di origine vegetale e animale, sono spesso insostenibili e stanno compromettendo gli equilibri ambientali. È in questo contesto che si inserisce la discussione sul formaggio sintetico. 

Le tecniche tradizionali sono insostenibili?

Difficilmente si possono immaginare tecniche convenzionali che possano portare ad un incremento produttivo agricolo e zootecnico senza danneggiare ulteriormente i già precari equilibri ambientali

Per fare fronte a questa situazione si stanno moltiplicando gli sforzi per meglio utilizzare le fonti disponibili e per trovarne delle altre. Da alcuni decenni si stanno studiando metodi per la produzione di alimenti ricorrendo alla fermentazione di precisione di batteri, lieviti, alghe, cellule e insetti, che producono biomasse da cui si possono ricavare degli alimenti. Alcuni di questi nuovi alimenti hanno già superato la fase sperimentale e si possono trovare in commercio in alcuni Paesi. 

Il dibattito italiano sugli alimenti sintetici

Nel nostro Paese il dibattito in questa materia è molto acceso e trova forti avversità da parte di alcuni settori produttivi agricoli e anche da importanti gruppi politici. Prova ne sia il fatto che da noi non si possono coltivare vegetali OGM (ma li possiamo importare e consumare), esiste una forte avversità alle farine di insetti e, addirittura, è proibito utilizzare la carne coltivata, anche se ancora non esiste. 

Sembra che i detrattori dei nuovi alimenti, non siano sufficientemente informati delle procedure seguite dall’Unione Europea (di cui facciamo parte) per autorizzarne l’uso.

L’UE prevede una prima fase in cui una ditta interessata predispone una documentazione scientifica in cui si illustrano le proprietà nutrizionali del nuovo prodotto, le modalità di produzione e, soprattutto, la sicurezza chimica e microbiologica. La documentazione viene esaminata dall’Autorità Alimentare Europea (EFSA) che la valuta ed esprime un parere. Il parere viene trasmesso alla Commissione dell’UE che dopo aver consultato i suoi comitati tecnici e, se necessario, anche il Parlamento Europeo, pubblica un Regolamento autorizzativo che diviene Legge per tutti i Paesi della UE.

L’intera procedura prevede la partecipazione di esperti italiani in tutte le fasi, che hanno ovviamente la possibilità di esprimere dubbi, apportare modifiche o limitazioni. 

Cos’è il formaggio sintetico?

La fermentazione di precisione consiste nella coltivazione di microrganismi che in cui sono stati inseriti dei geni capaci di indurre la produzione di specifiche sostanze.

Questa tecnica è già applicata per la produzione di farmaci. Ad esempio, sin dal 1982, inserendo una sequenza di DNA umano nell’Escherichia Coli, si è ottenuto un microrganismo OGM in grado di produrre l’insulina. Questa tecnica ha messo a disposizione delle persone diabetiche a costi accessibili il farmaco che in precedenza doveva essere estratto dal pancreas suino a costi molto elevati. 

L’ultimo prodotto alimentare ottenuto con la fermentazione di precisione è il formaggio sintetico, sul quale stanno lavorando start-up di vari Paesi e alcune multinazionali.

Anche in questo caso alcuni microrganismi sono stati modificati geneticamente con l’inserimento di un gene che indirizza il metabolismo dei microrganismi stessi a produrre la proteina del latte, la caseina, che viene poi utilizzata per fare il formaggio. 

Se vogliamo fare un raffronto con la carne coltivata, le differenze sono sostanziali. Mentre il formaggio sintetico è ottenuto da una sostanza prodotta da microrganismi, la carne coltivata è costituita da tessuti cellulari molto simili alla carne. 

Le preoccupazioni delle filiere tradizionali

Come accennato in precedenza sono in molti a temere che il formaggio sintetico possa mettere in crisi le produzioni casearie tradizionali. Si tratta, però, di una preoccupazione che può riguardare prodotti scadenti, ma che non intacca le nostre migliori produzioni come il parmigiano, il grana, il provolone o l’asiago, che possono essere prodotti soltanto da latte proveniente dalle nostre stalle e con ben definite caratteristiche qualitative e di sicurezza. 

Non sembra possibile arrestare la ricerca scientifica, che comunque potrà eventualmente produrre dei surrogati dei prodotti caseari non paragonabili ai nostri formaggi di pregio. 

Sarebbe invece importante valorizzare le nostre produzioni lattiero casearie con attente politiche di sostegno alla filiera, spiegando anche ai cittadini che i nostri allevamenti non sono mostri da distruggere: si tratta di introdurre alcune modifiche organizzative, che potranno comportare benefici per la nostra economia e per l’ambiente, oltre a prodotti lattiero caseari apprezzati nel nostro Paese e all’estero.  

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