Il consenso informato
Le malattie sono evenienze con le quali ciascuno di noi viene a trovarsi di tanto in tanto e per guarire è necessario affidarsi alle cure mediche. Nella maggior parte dei casi si ricorre a farmaci che vengono prescritti dal proprio medico di fiducia e, proprio fidandoci di lui, non facciamo molto caso alle eventuali controindicazioni o effetti collaterali. Sarebbe invece utile chiedere maggiori informazioni allo stesso medico e/o al farmacista su come utilizzare il farmaco per meglio sfruttarne le proprietà terapeutiche ed evitare conseguenze negative per la propria salute.
Queste informazioni sono riportate sui foglietti illustrativi, ma alle volte sono scritte con caratteri piccoli e contengono termini tecnici che richiedono conoscenze scientifiche che non tutti hanno; non bisogna quindi avere timori reverenziali nel chiedere spiegazioni a chi ci sta curando.
Oltre alle terapie farmacologiche esistono anche interventi che prevedono azioni invasive sul nostro corpo (cateterismi, biopsie, inserimento di protesi, asportazione di tessuti malati, ecc.): ogni tipo di questi interventi, oltre al vantaggio della guarigione, può comportare danni che i pazienti debbono conoscere. Proprio per questo motivo, prima di affrontare un intervento, bisogna essere informati di come si opererà e quali sono i rischi che possono derivare.
Si tratta appunto di un “consenso informato” che deve essere sottoscritto dal paziente, oppure dal suo tutore nel caso si tratti di minori. Questo genere di documenti li troviamo generalmente sotto forma di moduli prestampati e molto spesso ci fidiamo del medico che ce li sottopone e firmiamo anche senza leggerli: si tratta di un comportamento sbagliato che non tutela a sufficienza né i pazienti, né i medici. Il comportamento corretto è invece quello di leggere con molta attenzione il modulo e, soprattutto, chiedere spiegazioni per i punti che dovessero risultare poco chiari. Questa esigenza dipende dal fatto che i consensi informati sono diversi per tipo di intervento e variano anche nelle diverse strutture sanitarie; ogni paziente deve avere la possibilità di fare un bilancio dei benefici che otterrà dall’intervento e dei rischi cui va incontro.
Una firma consapevole è anche una garanzia per i medici che possono operare con maggiore tranquillità e quindi lavorare al meglio delle loro capacità.
Il consenso informato non deve quindi essere considerato un ennesimo adempimento burocratico, ma uno strumento a ulteriore tutela della nostra salute da utilizzare con fiducia e consapevolezza. (Agostino Macrì)