A Pomezia è scoppiato un incendio in un deposito di vari materiali (plastica, legno, materiali edili, ecc.) che ha provocato la produzione di fumo in cui erano presenti prodotti di combustione di natura molto eterogenea. Esaminando i dati forniti dalle Autorità pubbliche di controllo, tra le sostanze più “preoccupanti”, risulta la presenza di PCB (policlorobifenili), Diossine, IPA (idrocarburi policiclici aromatici), mentre sembra essere modesta la dispersione di amianto. I livelli di diossine, subito dopo l’incendio erano molto elevati e dell’ordine di 700 volte i livelli normalmente presenti e accettabili.
L’esposizione per via aerea a queste sostanze è pericolosa e le varie misure precauzionale di impedirla (chiusura delle finestre, evitare di frequentare le zone vicine al focolaio, applicazione di mascherine, ecc.) sono state quanto mai opportune.
Nella zona intorno al luogo dell’incendio esistono diversi insediamenti agricoli; le particelle solide presenti nella nube, contenenti le varie sostanze tossiche, sono “ricadute” al suolo e si sono depositate anche sulle piante.
Il fenomeno ha destato grande preoccupazione e per evitare qualsiasi pericolo è stato deciso di proibire il consumo degli alimenti prodotti nel raggio di 5 km dal luogo dell’incendio. Si tratta di una misura precauzionale adeguata a tutelare la salute dei cittadini e anche per prevenire inutili allarmismi.
Cerchiamo di capire quali sono i potenziali pericoli per la salute.
Come accennato le particelle “tossiche” sui depositano sulle piante e quindi il pericolo maggiore è rappresentato dalla verdura a foglia o epigea che si consuma tal quale (insalata, cicoria, bieta, fagiolini, pomodori, frutta, ecc.) fresca o cotta.
Anche se in linea teorica il pericolo potrebbe essere eliminato con un lavaggio accurato in grado di asportare i contaminanti presenti in superfice, bisogna considerare che con il tempo le particelle “tossiche” possono “legarsi” alle strutture fogliari e quindi la loro asportazione diviene diviene impossibile.
Il discorso è diverso per i vegetali ipogei (patate, agli, cipolle, carote, ecc.) o per quelli di cui si consumano i semi protetti da un “involucro” (fave, piselli, mais, frumento, ecc.) che normalmente non viene consumato. In questi casi la parte commestibile delle piante presenta pericoli minori.
Altra preoccupazione è quella che in futuro le piante coltivate nella zona contaminata possano assorbire dal terreno le vare sostanze tossiche che si sono depositate. Anche se dovranno essere fati adeguati controlli, si deve ritenere che questo pericolo con il tempo dovrebbe scomparire sia per la prevedibile “diluizione” dei contaminanti, sia perché essi difficilmente sono assorbiti dai vegetali.
La nube tossica ha colpito anche i foraggi con cui sono alimentati bovini e ovini. Essendo impossibile lavarli debbono essere sfalciati ed eliminati per evitare che gli animali li mangino e che si possano trovare residui dei contaminanti nel latte o nella carne.
L’incendio che si è verificato a Pomezia è stato un episodio molto grave che però, fortunatamente, ha avuto delle ripercussioni soltanto transitorie e le misure intraprese hanno ridotto al minimo i rischi per i cittadini.
Per il futuro non dovrebbero esserci conseguenze sulla salubrità dei prodotti alimentari provenienti dalla zona interessata dalla nube tossica.
Per quanto riguarda gli alimenti prodotti nella zona contaminata è quindi necessaria la massima attenzione in questo periodo in cui è ancora possibile la presenza di sostanze tossiche nelle piante; la speranza è che per il futuro la situazione torni alla normalità. I tempi però non sono ancora prevedibili anche perché saranno necessarie complesse e lunghe operazioni di bonifica.