INSETTI NEGLI ALIMENTI: MEGLIO IL GRILLO DA ALLEVAMENTO O QUELLO RUSPANTE?

Agostino Macrì
31 Gennaio 2023
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Gli insetti e anche altri piccoli animali sono componenti normali della dieta di un paio di miliardi di persone e non si tratta di una novità. Anche l’Evangelista Matteo ci dice che Giovanni Battista viveva nel deserto cibandosi di locuste (e anche miele selvatico). Matteo non ci dice se consumava anche qualche cereale, ma la sua dieta era iperproteica e altamente energetica e probabilmente simile a quella “paleolitica” che qualche nutrizionista propone.

Nei Paesi in cui gli insetti sono consumati ai fini alimentari, essi sono prelevati direttamente dall’ambiente e quindi da considerarsi “ruspanti”; ben difficilmente sono sottoposti ai controlli chimici e/o microbiologici come avviene per gli altri alimenti  ottenuti dalle coltivazioni agricole o dagli allevamenti.

Si tratta di un aspetto da non sottovalutare perché gli insetti selvatici possono trasmettere pericolose malattie infettive che colpiscono anche l’uomo.

 

Insetti nell’alimentazione degli italiani

Il consumo degli insetti non è però soltanto una prerogativa di alcuni popoli che vivono fuori dell’Europa, ma in modo più o meno consapevole sono consumati anche in Italia. Usi inconsapevoli si hanno quando consumiamo alimenti ottenuti da materie prime “infestate” con insetti. E’ il caso dei vari parassiti che si possono trovare nei cereali e nelle leguminose con cui si fanno delle farine; nei molini vengono fatti dei controlli per accertarne l’eventuale presenza e le partite contaminate sono escluse. Qualcosa però sfugge e gli insetti, e soprattutto le loro uova, finiscono nelle farine. Anche se si tratta di un fenomeno non molto frequente, può capitare che le uova resistano alle cotture e si sviluppino nel prodotto finito (pasta e biscotti in particolare) con la nascita delle “farfalline” che qualche volta osserviamo.

La frutta prodotta da piante in cui non sono stati fatti trattamenti con fitofarmaci è sovente infestata da larve di insetti. In passato quelle visibili venivano eliminate manualmente e la frutta era comunque consumata anche perché le larve non sono un pericolo sanitario. Anche se attualmente è difficile trovare in commercio della frutta con i vermi, non si può escludere che quella utilizzata dall’industria conserviera possa contenerli.

I funghi pregiati sono spesso invasi da larve di ditteri e la loro presenza in modeste quantità è tollerata anche dalle vigenti normative quindi le mangiamo.

Ci sono poi dei formaggi in cui vengono fatte crescere le larve della mosca casearia di cui il più noto è quello sardo; ce ne sono degli altri in varie regioni italiane come il “marcetto” abruzzese o il “saltarello” friulano che sono apprezzati da molti buongustai.

C’è poi una tecnica di allevamento su “pale” di fico d’india delle cocciniglie per ricavarne un colorante da utilizzare anche per gli alimenti e le bevande.

Anche se noi tutti, vegetariani e vegani inclusi, siamo convinti del contrario, in realtà siamo degli occasionali “entomofagi” e mangiamo degli insetti “ruspanti”.

 

Insetti da allevamento

La prevedibile carenza di cibo, che potrebbe verificarsi tra non molti anni, ha spinto i ricercatori a trovare nuove fonti alimentari e tra queste gli insetti sono sembrati molto promettenti. Sono state approfondite le conoscenze sul loro valore nutrizionale, i benefici che si possono trarre dal loro consumo e gli eventuali pericoli. Il passo successivo è stato lo sviluppo di tecniche di allevamento per consentire la produzione di insetti di buona qualità nutrizionale, ma soprattutto priva di pericoli per la salute dei consumatori.

 

La normativa sugli alimenti

L’Unione Europea con il Regolamento 258/1997 del 15.5.1997 (modificato con il Regolamento 2015/2283) ha stabilito che gli alimenti che non sono abitualmente consumati (Novel Food) prima di poter essere introdotti e commercializzati, debbono essere valutati ed esplicitamente autorizzati.

Per tali motivi le aziende intenzionate a produrre e commercializzare gli insetti a scopo alimentare debbano farne richiesta alla Commissione UE allegando una documentazione “ad hoc”. La Commissione UE chiede all’EFSA (Autorità Alimentare Europea) di valutare tale documentazione e di esprimere un parere in merito alla sicurezza di uso. In caso di parere favorevole può essere data l’autorizzazione alla commercializzazione.

Questo è l’iter seguito da una ditta vietnamita che con il Regolamento Ue 2022/188 del 10.2.2022 ha ottenuto l’autorizzazione ad utilizzare come ingrediente alimentare la propria farina di grilli da allevamento e che di fatto ne ha il monopolio.

La stessa procedura è stata seguita per autorizzare l’utilizzazione come alimenti della Locusta (Regolamento 2021/1975 del 12.11.2021) e il Tenebrio molitor (Regolamento UE 2022/169 del 8.2.2022).

Dalla lettura dei Regolamenti (cui si rimanda) si può osservare che la commercializzazione dei tre prodotti è vincolata a una loro “etichettatura” sia che vengano venduti tal quali sia come ingredienti di altri alimenti. E’ quindi del tutto improbabile che qualcuno mangi degli insetti a sua insaputa.

Una corretta etichettatura è molto importante anche per informare le persone allergiche ai crostacei di cui gli insetti hanno la stessa frazione chitinica.

Si deve sottolineare che gli insetti o i loro derivati autorizzati debbono essere conformi a quanto stabilito dai Regolamenti UE, sono esenti da pericoli chimici e/o microbiologici.

Si può quindi affermare con ragionevole certezza che gli insetti e/o le loro farine sono di ottimo valore nutrizionale e prive di pericoli chimici e/o microbiologici. Rimane però il naturale “rifiuto” che la maggioranza delle persone prova nei confronti di prodotti che, almeno in Italia, non sono consideranti alimenti.

 

Meglio gli insetti “ruspanti” o quelli da allevamento?

Come accennato, miliardi di persone si alimentano consapevolmente con insetti e anche nel nostro Paese c’è un importante uso sia consapevole (formaggi con i vermi) o inconsapevole (parassiti dei cereali e della frutta).

Si tratta di insetti “ruspanti” che non sono sottoposti a controlli. Basti pensare che i formaggi con i vermi sono commercializzati in modo semiclandestino. Si deve ritenere che gli insetti prelevati dall’ambiente e consumati in molti Paesi orientali non sono sottoposti a controlli microbiologici e chimici e quindi potenzialmente pericolosi. Al contrario quelli da allevamento forniscono ottime garanzie igienico sanitarie.

Sulla base di quanto premesso, sembrerebbe che gli insetti da allevamento siano da preferire; ma non è escluso che in futuro si dibatta sul benessere degli insetti allevati e/o dell’impatto ambientale della cattura di quelli selvatici e quindi quali siano quelli che è preferibile mangiare.

Il problema però non sembra essere attuale anche perché gli insetti di cui è stata autorizzata la produzione e la vendita hanno dei costi piuttosto elevati tanto che possono essere considerati degli alimenti di “nicchia” riservati a consumatori “consapevoli” e piuttosto abbienti.

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