Quando sentiamo parlare di insulina, la prima cosa a cui pensiamo è il metabolismo, ma quello che forse non immaginiamo è che questo ormone modifica le capacità del nostro cervello, le nostre abilità cognitive.
Quando qualcuno ci dice che l’insulina non funziona, le prime parole che ci vengono in mente sono diabete, obesità, disturbi metabolici e forse, per quelli con qualche rudimento di fisiologia umana, il pancreas che la produce, e questo è il primo errore: l’insulina non viene prodotta solo dal pancreas, ma anche dai neuroni all’interno del cervello. Inoltre, parte dell’insulina prodotta dal pancreas arriva al cervello tramite la circolazione sanguigna.
Gli effetti dell’insulina sul cervello
In altre parole questo ormone, oltre a trasformare i nostri pasti in energia e in riserve di grasso, sembra essere estremamente importante per alcune delle funzioni nobili del nostro cervello, come prestare attenzione a determinati compiti, immagazzinare ricordi e aiutarci nella pianificazione delle nostre azioni. Quelle che potremmo chiamare capacità cognitive.
Ci sono molte evidenze scientifiche convergenti che confermano l’importanza dell’insulina nel contribuire alle nostre capacità cognitive:
- Numerosi studi epidemiologici dimostrano come molti individui diabetici abbiano anche qualche forma di declino cognitivo (in altre parole, i casi di declino cognitivo di vario genere sono più frequenti nei diabetici rispetto alla popolazione sana)
- Si è dimostrato come i pazienti con il morbo di Alzheimer, quei pazienti con un progressivo e assai invalidante deficit di memoria, siano frequentemente affetti da diabete di tipo 2 (alcuni ricercatori si sono spinti a definire il morbo di Alzheimer come diabete di tipo 3)
- I biologi hanno dimostrato l’esistenza di alcuni recettori specifici all’interno del cervello, ai quali l’insulina si lega per dare inizio a tutti quegli eventi che contribuiscono a regolare le nostre capacità cognitive. Un’insulina che funziona male può aumentare il rischio che anche il nostro cervello ne risenta.
Cosa possiamo fare per far funzionare l’insulina
Fin qui abbiamo visto il lato decisamente negativo della medaglia. C’è tuttavia un lato positivo, estremamente positivo!
L’aspetto più importante di quanto detto finora è che nella maggior parte dei casi siamo noi, con i nostri stili di vita, a indirizzare il funzionamento dell’insulina. E la ricetta per far sì che l’insulina funzioni come si deve è, tutto sommato semplice:
- Condurre una vita sana
- Fare attenzione a ciò che mangiamo
- Fare attività fisica
Molti studiosi hanno dimostrato come una dieta che prediliga frutta, verdura e alimenti non processati rispetto ad alimenti ultraprocessati (che comunque non vanno demonizzati, ma solo assunti in proporzioni minori) sia un ausilio importantissimo per far sì che l’insulina faccia adeguatamente il suo lavoro.
Inoltre, sarebbe utilissimo fare attività fisica per circa mezz’ora al giorno. Non immaginiamoci stretti in indumenti dai colori improbabili in palestre piene di specchi, sono sufficienti attività quotidiane quali prediligere le scale rispetto all’ascensore, fare una passeggiata a ritmo sostenuto, andare a fare la spesa a piedi invece che con la macchina e così via.
Tutto questo va fatto in ottica terapeutica, perché sono noti i benefici degli stili di vita nel ricondurre sulla retta via un organismo che ha preso una direzione sbagliata, ma anche, e soprattutto, in ottica preventiva. In merito alla prevenzione, è assai opportuno controllare regolarmente la nostra glicemia, laddove valori oltre una certa soglia dovrebbero spingere il nostro medico (e non internet) a consigliarci come rettificare la situazione.
Non demonizziamo i farmaci
Lo stile di vita è la migliore prevenzione, ma eventuali approcci farmacologici non devono essere demonizzati, sempre e solo dietro consiglio medico. Per quei casi in cui alimentazione e attività fisica non siano sufficienti a riportare la nostra fisiologia nella norma, la farmacologia ha sviluppato una serie di rimedi di estrema efficacia.
Sono a disposizione numerosi articoli scientifici su farmaci quali la metformina e quelli che vengono definiti farmaci agonisti dei recettori del Glucagon-Like Peptide-1 (GLP-1).
Metabolismo e cervello lavorano insieme
Metabolismo e capacità cerebrali vanno a braccetto e se il primo inizia a vacillare anche le seconde possono risentire delle conseguenze. A loro volta, un decadimento delle nostre capacità cognitive può influenzare negativamente il nostro metabolismo.
Dovremmo cercare di evitare che questo circolo vizioso si ingeneri, a partire dall’attenzione nei confronti dei nostri stili di vita. In fondo, come ci hanno insegnato i nostri avi, mens sana in corpore sano.
Vuoi approfondire l’argomento? Ascolta questo podcast (in inglese).
Articolo realizzato nell’ambito del Progetto RiGenerAzioni Finanziato dal MIMIT D.M. 6/5/2022 art. 5