La pericolosità dei norovirus è stata scoperta nel 1972 quando nella cittadina di Norwalk hanno causato una epidemia. Si tratta di virus altamente infettanti, hanno un periodo di incubazione di 12 – 48 ore e provocano disturbi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea) che hanno una durata variabile tra le 12 e le 60 ore. La malattia ha un decorso generalmente benigno e non sono disponibili terapie specifiche e neanche dei vaccini. La trasmissione della malattia avviene per via orale con il consumo di cibi o bevande contaminate.
L’Autorità Alimentare irlandese ha chiesto all’EFSA di valutare il rischio legato al consumo di ostriche crude ed in particolare ha chiesto la valutazione della validità dei metodi di analisi per la ricerca dei norovirus, quale sia il livello di contaminazione delle ostriche che può provocare l’infezione e quali misure bisogna prendere per evitare le infezioni.
L’EFSA con il parere pubblicato il 17.1.2012 ha ritenuto che i metodi di analisi attualmente disponibili sono affidabili e comunque è opportuno compiere altre ricerche per migliorarli. La pericolosità delle ostriche dipende da diversi fattori ed è difficile dire con precisione quale sia la dose infettante. I mezzi attualmente impiegati per depurare le ostriche non consentono di assicurare l’eliminazione dei norovirus eventualmente presenti e quindi l’EFSA raccomanda di allevare le ostriche in zone di mare in cui non c’è contaminazione. Proprio perché gli eventuali pericoli di contrarre una infezione da norovirus con il consumo di ostriche crude dipendono dalla zona di allevamento sarebbe necessario che ne venga certificata la sicurezza all’origine. Le ostriche crude vengono consumate soprattutto nei ristoranti e il controllo della eventuale certificazione diviene praticamente impossibile.
Il fatto certo è che le infezioni da norovirus a seguito del consumo di ostriche crude sembra che in alcuni Paesi come il Regno Unito, stiano diventando un problema. Considerando che le ostriche crude non sono un alimento di prima necessità, si raccomanda di farne un uso prudente per evitare che un piacere del palato si trasformi in una fastidiosa malattia gastroenterica.
Roma, 25 gennaio 2012