A seguito del decesso di due persone per leishmaniosi, all’Unc sono pervenute delle richieste di chiarimenti in merito alle modalità di trasmissione della malattia: in particolare ci è stato chiesto se il cibo può rappresentare un pericolo. Chiariamo subito che la malattia non si trasmette per via alimentare e neanche per contatto diretto. La Leishmaniosi può presentarsi nelle forme “viscerale” o “cutanea” e si può manifestare con lesioni cutanee, mucose pallide, perdita di peso, febbre e letargia, riduzione dell’appetito, epistassi, lesioni oculari. Considerando che la malattia è una zoonosi e può essere mortale anche per l’uomo, in casi sospetti è bene rivolgersi al veterinario che farà una diagnosi corretta.
Essa è provocata da un protozoo (Leihsmania infantum) che si localizza nell’organismo dei cani infetti. I pappataci (piccoli insetti ematofagi) possono “succhiare” il sangue degli animali e trasferire il protozoo nel loro stomaco dove si sviluppa. Se l’insetto punge un animale o una persona sana può “inoculare” il protozoo e quindi trasmettere la malattia.
Si tratta di un processo piuttosto lungo (può durare anche anni) e decorrere anche in modo clinicamente inapparente.
Esistono delle terapie che però non sempre consentono di eliminare completamente i protozoi dall’organismo del cane che possono divenire del “portatori sani” e quindi potenziali “serbatoi” della malattia.
Ci sono anche dei vaccini, ma la loro efficacia non è completa.
La Leishmaniosi canina è presente in molte aree del nostro Paese e la sua diffusione è legata alla presenza dei pappataci. I pericoli maggiori si hanno nei mesi caldi e nelle ore notturne quando i pappataci sono maggiormente presenti e particolarmente attivi.
Come possiamo difendere i cani e noi stessi dalla Leishmaniosi?
In primo luogo è bene fare controllare gli animali dal veterinario e, nel caso siano ammalati farli curare. Purtroppo però possono esserci altri cani che sfuggono al controllo e alle cure e quindi bisogna evitare i pappataci. Misure efficaci sono proteggere gli ambienti con zanzariere, usare insetticidi, usare sostanze repellenti dagli insetti con cui trattare gli animali, evitare di stare all’aperto nelle ore notturne.
Il problema più grave è rappresentato dagli animali randagi e quelli presenti nei canili dove gli interventi di prevenzione e cura sono alle volte addirittura impossibili. Per questo motivo se si raccoglie un cane randagio o se si adotta un animale da un canile è opportuna una visita dal veterinario che con un semplice controllo clinico è in grado di diagnosticare l’eventuale presenza della malattia.
La diffusione della Leishmaniosi è legata alle mutate condizioni climatiche cha hanno portato ad un aumento dei pappataci nel nostro Paese. Come dimostrato dalle due persone decedute recentemente è inutile negare che esiste un pericolo anche per l’uomo. Le uniche cose da fare sono quelle di controllare periodicamente i nostri cani, cercare di evitare i pappataci e, ove necessario, intervenire con farmaci e insetticidi al fine di ridurre le possibilità di diffusione della malattia.