Gli acidi grassi omega-3 più efficaci per la prevenzione nei confronti delle malattie cardiovascolari sono alcuni “derivati a lunga catena”, contrassegnati dalle sigle DHA ed EPA, che debbono formarsi a partire dall’omega-3 capostipite (ossia l’acido alfa-linolenico, ALA). Il problema è che il nostro organismo incontra molte difficoltà a sintetizzare questi acidi grassi, il che fa sì che anche mangiare alimenti che contengono notevoli quantità di precursore ALA serve a poco da questo punto di vista, anche se in linea generale è vero che dovremmo assumere con i cibi maggiori quantità di omega-3.
Infatti, il rapporto ideale fra omega-6 e omega-3 nella dieta è di 5:1, mentre quello attuale nella dieta media degli italiani è di 10:1. E’ quanto precisa il prof. Marcello Ticca, noto nutrizionista e già primo ricercatore dell’INRAN, in merito alla notizia (SDC n. 17925) che altri alimenti come le noci, le mandorle, ecc., contengono molti più ALA dei pesci. La soluzione a questa nostra incapacità di formare quantità sufficienti di EPA e di DHA è semplicemente mangiare più spesso alimenti nei quali questi derivati sono presenti preformati in dosi rilevanti. Questi alimenti privilegiati sono identificabili quasi esclusivamente nel pesce e nei suoi derivati.
Gli effetti favorevoli di EPA e DHA, precisa ancora Ticca, sono una netta azione antitrombotica e di riduzione dei trigliceridi nel sangue. Inoltre, da numerosi studi ormai classici è risultato che il loro consumo riduce i fattori di rischio cardiovascolare e la mortalità cardiaca improvvisa grazie ad effetti antiritmici diretti sul muscolo cardiaco, effetti che si manifestano con notevole rapidità se si consumano normali porzioni di pesce per almeno due volte (o meglio, tre) a settimana.
Roma, 8 novembre 2007