I prodotti avicoli, carne e uova, di tanto in tanto vengono messi sotto accusa con le motivazioni più disparate e spesso non veritiere e provocano allarmismi ingiustificati allontanando di fatto, almeno per qualche tempo, i cittadini dal consumo di questi preziosi alimenti. In queste occasioni gli allevatori subiscono importanti danni economici in quanto gli animali continuano a crescere e a deporre uova che, essendo alimenti da consumare freschi, non possono essere conservati per lungo tempo. Quando le crisi si prolungano nel tempo, come nel caso dell’influenza aviaria, ci sono degli allevamenti che devono chiudere con gravi ripercussioni anche sulle attività lavorative dell’intera filiera avicola.
Per tentare di arginare, e anche di prevenire, le varie ondate mediatiche “antiavicole”, i produttori si sono organizzati con campagne promozionali di varia natura che alle volte sembrano ambigue.
Per replicare alle accuse di non rispettare il benessere degli animali vengono mandati in onda dei video in cui si vedono galline felicemente razzolanti in ampi spazi verdi, libere di spostarsi come vogliono, riproducendo sostanzialmente gli allevamenti rurali per l’autoproduzione di polli.
E’ giusto tuttavia che il consumatore sappia che si tratta di produzioni di “nicchia” e che i polli ottenuti vengono venduti a prezzi molto elevati che si aggirano intorno ai 30 euro al Kg. Sarebbe forse più utile educare il consumatore alla conoscenza delle produzioni convenzionali su larga scala che, se ben condotte come avviene per la maggiore parte della produzione italiana, rappresentano un modello efficiente e virtuoso di filiera integrata in cui vigono controllo, scienza, tecnologia finalizzate alla cura ed al benessere dell’animale.
Alle volte si vede anche una mano dispensante preziose “granaglie integrali”; chi ha un minimo di conoscenza di alimentazione animale, sa bene che i mangimi disponibili per i polli sono il frutto di complessi studi scientifici che consentono di utilizzare al meglio il loro valore nutrizionale e di migliorare lo stato di salute degli animali e che sono decisamente migliori del mais o del grano somministrati allo stato sfuso. Peraltro i mangimi devono rispettare standard di sicurezza molto rigorosi che, ovviamente, non sono richiesti per gli alimenti distribuiti ai polli allevati per uso proprio.
Ai consumatori è stata erroneamente inculcata l’idea che i polli siano imbottiti di antibiotici e per questo alcuni produttori si stanno premurando di dire che loro non adoperano questi farmaci. Forse sarebbe meglio dire con chiarezza che l’uso degli antibiotici deve essere fatto quando esiste una reale necessità e con uno stretto controllo veterinario per impedire la presenza di residui. Andrebbe anche detto che dai piani di controllo nazionale dei residui oltre il 99 % dei campioni è perfettamente in regola.
Recentemente è comparsa la pubblicità di uova con le scritte “No Fipronil”, “No Aviaria”. In questo caso deve essere chiaro ai consumatori che si tratta di una indicazione “pleonastica e fuorviante”, poiché tutte le uova in commercio non debbono avere contaminazioni chimiche o microbiologiche. Diffondendo una informazione di questo tipo si lascia invece intendere che il pericolo del Fipronil e dell’influenza sia diffuso in uova di altri produttori.
Anche non volendo parlare di pubblicità ingannevole, non si può non rilevare un uso “improprio” di informazioni che, pur avendo semplicemente degli scopi commerciali, possono creare dubbi nei consumatori che rimangono interdetti e non sanno come comportarsi negli acquisti. Bisogna evitare che si diffonda sfiducia nei confronti degli alimenti di origine avicola la cui sicurezza e valore nutrizionale sono molto importanti, con un rapporto qualità-prezzo eccellente i. Questa argomentazione dovrebbe essere tenuta in debito conto da parte dei produttori che magnificano, talvolta in modo improprio, i loro prodotti.