Nanotecnologie e alimenti: opportunità e rischi
Le nanotecnologie si basano sull’uso di “nanomateriali” ovvero di oggetti con dimensioni comprese tra uno e cento nanometri. Per fare un esempio di questo ordine di grandezza basta immaginare che un nanometro (cioè un milionesimo di millimetro) è cinquantamila volte inferiore al diametro di un capello: siamo quindi in un universo impercettibile all’occhio umano. Il vantaggio principale dell’uso dei nanomateriali è l’aumento della loro area superficiale e quindi un migliore sfruttamento delle loro proprietà, riducendone drasticamente la quantità utilizzata.
Per spiegare meglio possiamo pensare ad un solido la cui superficie è di un centimetro quadrato: se frazioniamo questo solido in milioni di particelle la sua superficie aumenta di milioni di volte.
A cosa servono le nanotecnologie?
I campi di applicazione sono molteplici: elettronica, farmaceutica, energia, ambiente, alimentare, packaging, tessile, cosmetico, ecc. e ad oggi non ancora del tutto esplorati.
Le dimensioni estremamente ridotte danno origine a proprietà fisiche importanti -talvolta uniche- che possono essere trasmesse al materiale a cui vengono applicati (ad esempio la rigidità, l’elasticità, la fluorescenza e così via).
In un Convegno tenuto presso l’Istituto Superiore di Sanità lo scorso 29 aprile, si è parlato delle possibili applicazioni negli alimenti e della loro valutazione di sicurezza (http://www.iss.it/publ/?lang=1&id=2955&tipo=6). Il loro uso è proposto per migliorare il sapore, il gusto, il colore e la consistenza di taluni cibi, per incrementare l’assorbimento e la biodisponibilità (cioè l’utilizzo da parte dell’organismo) di alcuni nutrienti e integratori, per proteggere gli alimenti da contaminazioni batteriche. I nanomateriali si dimostrano assai utili anche nell’industria del packaging e della conservazione: aggiunti nelle plastiche, permettono conservazioni migliori, grazie all’effetto barriera potenziato. Se ne ipotizzano applicazioni anche nel controllo di qualità: esistono, ad esempio, nanosensori che seguono la tracciabilità degli alimenti e ne monitorano le condizioni durante il trasporto.
Il rovescio della medaglia è rappresentato dalle ancora incomplete conoscenze sugli effetti che talune nanoparticelle possono avere sull’organismo una volta ingerite attraverso gli alimenti. Proprio su questo punto sono in corso importanti attività di ricerca che potranno chiarire i dubbi esistenti.
Cosa dice la legge
In attesa degli sviluppi delle ricerche scientifiche l’atteggiamento dell’UE è molto prudente. Gli alimenti contenenti nanomateriali rientrano nella categoria dei “novel food” e quindi il loro impiego pratico deve essere esplicitamente autorizzato. La loro eventuale autorizzazione è subordinata alla dimostrazione della loro efficacia e, soprattutto, alla loro sicurezza per i consumatori che deve essere valutata dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). I nanomateriali possono in teoria essere proposti per l’uso come additivi alimentari, cioè per specifici scopi tecnologici (anti-agglomeranti, coloranti, etc.). Anche in questo caso devono essere prima valutati per la loro sicurezza dall’EFSA. Al momento non ci sono nanomateriali proposti come additivi, ma sono stati individuati alcuni additivi utilizzati da lungo tempo (come i biossidi di silicio e di titanio) che contengono una parte delle particelle costituenti in nanoforma. Questo è dovuto al processo di produzione impiegato e sono al momento all’esame dell’EFSA nel contesto del programma di rivalutazione degli additivi autorizzati.
Qualunque sia il motivo del loro impiego (come ingredienti o come additivi), l’eventuale presenza di nanomateriali negli alimenti deve essere indicata nelle etichette (con la parola “nano” fra parentesi dopo il nome dell’ingrediente).
Di fatto attualmente negli alimenti di produzione nazionale e comunitaria la presenza di nanomateriali non è significativa e limitata alla frazione in nanoforma di alcuni additivi non prodotti specificatamente come nanomateriali e comunque all’esame dell’EFSA per rivalutarne la sicurezza alla luce dei dati più recenti.
Sono autorizzati pochi nanomateriali come additivi delle plastiche a contatto con gli alimenti, per i quali l’EFSA ha accertato l’assenza di migrazione nell’alimento.
In altre altre parti del mondo le nanotecnologie sono relativamente più diffuse e l’UE esercita una vigilanza per evitare l’importazione di prodotti che le utilizzano, se lo stesso uso non è autorizzato in Europa.
A cosa prestare attenzione
I cittadini possono acquistare con tranquillità gli alimenti in commercio nei canali legali. Bisogna invece fare attenzione agli acquisti telematici di prodotti extracomunitari che possono sfuggire ai controlli effettuati dalle Autorità pubbliche. L’invito a non acquistare prodotti di importazione non controllati non deve essere considerato come protezionismo degli alimenti nazionali, ma come strumento di prevenzione da ogni potenziale pericolo. E’ probabile che nel futuro saranno disponibili alimenti contenenti nanomateriali, ma soltanto se ne sarà dimostrata la completa sicurezza per i cittadini; questi ultimi dovranno comunque essere adeguatamente informati della loro presenza negli alimenti.