OGM: liberi di scegliere
Il Parlamento europeo ha concesso agli Stati membri la possibilità di decidere se vietare o limitare la coltivazione di organismi geneticamente modificati (OGM) sul loro territorio nazionale, anche se questi sono autorizzati a livello comunitario. Il 13 gennaio a Strasburgo, dopo quattro anni di negoziati tra i Paesi favorevoli e quelli contrari alle coltivazioni transgeniche, il Parlamento europeo ha approvato l’accordo raggiunto con il Consiglio UE e la Commissione europea. La riforma della Direttiva UE in materia di OGM entrerà in vigore nella primavera di quest’anno.
Una nota del Ministero delle Politiche Agricole evidenzia che questo accordo ha migliorato il precedente testo (approvato in prima lettura dal Consiglio europeo nel giugno scorso) sotto tre aspetti rilevanti:
1) le valutazioni sui rischi ambientali e sanitari, di competenza dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, dovranno essere aggiornate ogni due anni per tener conto del progresso scientifico e del principio di precauzione che è un pilastro del diritto ambientale internazionale;
2) gli Stati Membri possono chiedere, tramite la Commissione europea, alle imprese produttrici di Ogm, di escludere i loro territori dal novero dei Paesi nei quali intendono chiedere l’autorizzazione europea alla coltivazione; ma questa fase di ‘negoziato’ con le imprese non è più obbligatoria, e gli Stati Membri potranno decidere di passare direttamente al divieto di coltivazione per le motivazioni indicate nella Direttiva;
3) gli Stati Membri, prima di introdurre il divieto di coltivazione, dovranno comunicare il relativo provvedimento alla Commissione europea ed attendere 75 giorni per il parere, ma durante questo periodo di attesa gli agricoltori non potranno comunque procedere alla semina dei prodotti interessati dall’ipotesi di divieto.
OGM in UE e in Italia
Gli OGM sono coltivati su larga scala nelle Americhe e in Asia. Nell’Unione Europea l’unica coltura autorizzata è il mais MON810, dell’americana Monsanto, la cui coltivazione interessa in minima parte il territorio agricolo del nostro continente (circa meno dell’uno per cento) ed è concentrata soprattutto in Spagna e marginalmente in Portogallo, Romania e Slovacchia. In Italia questa coltivazione è vietata dal luglio 2013.
Cosa succederà
L’accordo raggiunto semplificherà la fase di autorizzazione degli OGM a livello comunitario, consentendo ai Paesi membri che lo desiderano di avviare le coltivazioni transgeniche autorizzate. Contestualmente gli Stati membri che sono contrari a tali coltivazioni sul loro territorio, potranno segnalare la propria posizione fin dall’iter di autorizzazione, chiedendo di modificarne il campo di applicazione geografico in modo tale che il loro territorio venga escluso dalla coltivazione. Inoltre questi Stati, dopo che l’autorizzazione comunitaria è stata approvata, potranno vietarne la coltivazione a livello nazionale. Tale divieto potrà riguardare sia un singolo OGM sia un gruppo di OGM con caratteristiche comuni.
Zone transfrontaliere
Gli Stati membri in cui sono coltivati OGM dovranno garantire che tali colture non contaminano altri prodotti sia tradizionali sia biologici. Particolare attenzione dovrà essere posta alla prevenzione della contaminazione transfrontaliera con i paesi vicini nei quali la coltivazione di OGM è vietata. Qualora non vi siano barriere naturali (montagne e mari) dovranno essere adottate misure tali (barriere fisiche) da garantire la “coesistenza” e la “non contaminazione”, che saranno concordate dagli Stati interessati/confinanti.
Divieti nazionali
I divieti nazionali dovranno essere conformi al diritto dell’Unione e giustificati con motivazioni connesse a: impatti socio-economici, obiettivi di politica ambientale e di politica agricola, pianificazione urbana e territoriale, uso del suolo, ordine pubblico e infine per l’esigenza di evitare la presenza di OGM in altri prodotti. Si precisa che le motivazioni di “politica ambientale” devono essere “distinte e complementari” alla valutazione di rischio ambientale, poiché quest’ultima compete esclusivamente all’Autorità europea di sicurezza alimentare (EFSA).
Il 23 gennaio u.s., nell’attesa del recepimento della nuova Direttiva UE in materia di OGM e in vista della scadenza (11 Febbraio 2015) del precedente provvedimento interministeriale, i ministri della Salute, delle Politiche agricole e dell’Ambiente hanno firmato il decreto che proroga per altri 18 mesi il divieto di coltivazione del mais Ogm MON810 sul territorio nazionale. (Martina Bernardi)