Olio extravergine di oliva: cerchiamo di fare chiarezza
Il Pm Raffaele Guariniello dopo avere letto il risultati delle analisi di laboratorio condotte nel mese di maggio dal mensile Il Test che dimostravano l’irregolarità di alcuni oli classificati come extravergine di oliva, ha deciso di vederci chiaro. Ha quindi fatto prelevare dai Nas alcuni campioni di olio in commercio e li ha fatti analizzare dal laboratorio dell’Agenzie delle dogane. Sulla base dei risultati ottenuti, il pm ha iscritto sul registro degli indagati per frode in commercio i responsabili legali di sette aziende produttrici e precisamente Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia.
Dalle informazioni disponibili risulta che le irregolarità riscontrate sono di tipo merceologico e non ci sono pericoli di carattere sanitario.
Le caratteristiche che deve possedere un olio extravergine di oliva sono definite dal Regolamento CEE n° 2568/91 del 11.7.91; il Regolamento , cui si rimanda per avere informazioni dettagliate, definisce vari tipi di oli che si differenziano tra loro per le caratteristiche chimico fisiche ed anche per la qualità organolettica. Volendo comunque semplificare esistono oli extravergini, oli vergini e oli di “recupero”.
Le caratteristiche chimico-fisiche (acidità, indice dei perossidi, alchil esteri, ecc.) si misurano con strumentazioni anche molto sofisticate e sono oggettive.
Le caratteristiche organolettiche si misurano con test “sensoriali” effettuati da “panel” di esperti che giudicano l’olio sulla base dei vari sapori che possono essere apprezzati assaggiandoli.
I sapori ritenuti positivi sono fruttato, amaro, piccante e dolce legati al grado di maturazione delle olive.
Quelli negativi sono avvinato, riscaldo, muffa, morchia, rancido, secco, cetriolo, terra e verme che dipendono dal sistema di raccolta delle olive, dalla loro conservazione prima di essere frante e dalla lavorazione dopo la frangitura. I difetti possono essere acquisiti anche se le condizioni di conservazione delle bottiglie non sono idonee.
La procedura di valutazione è molto complessa e al termine della prova il “panel” esprime un punteggio che consente la classificazione merceologica dell’olio di oliva.
Per chi volesse approfondire l’argomento si suggerisce di prendere visione, oltre il citato Regolamento CEE, il sito www.lutemiliazzo.com dove il Dr. Carretani dell’Università di Bologna ha descritto con grande accuratezza le procedure seguite per una corretta analisi sensoriale.
Dalle informazioni disponibili sembrerebbe che i sette oli in questione non rispondono ai parametri sensoriali richiesti per un olio extravergine di oliva e per questo motivo dovrebbero essere classificati come “vergine”.
Bisogna ricordare che le aziende olearie hanno l’obbligo di controllare l’olio prima della immissione in commercio e quindi se hanno etichettato come “extravergine” un olio “vergine”, hanno commesso una infrazione che deve essere sanzionata, indipendentemente dal fatto che ci siano o meno pericoli per la salute dei consumatori.
Visti gli interessi in gioco è prevedibile che la vertenza giudiziaria sarà molto aspra e, forse anche piuttosto lunga. Non si può escludere che per il verdetto finale passerà del tempo e il clamore di questi giorni sarà scemato.
E’ importante ribadire, sulla base delle informazioni disponibili, che ci troviamo davanti ad una frode commerciale senza riflessi significativi per la salute dei cittadini.
Quanto accaduto però è un danno per il nostro Paese perché è stata messa in discussione la credibilità e la serietà di un settore simbolo della nostra agricoltura. L’olio extravergine d’oliva è considerato a buon diritto “oro verde italiano” e svolge il ruolo di ambasciatore del nostro Paese nel mondo.
Casi come questi alimentano la sfiducia dei cittadini italiani, ma anche di quelli di altri Paesi che importano il nostro olio con gravi riflessi economici. L’industria olearia vale oggi oltre 1 miliardo di euro per la bilancia commerciale nazionale, grazie a più di 200 aziende del settore, che riescono ad alimentare positivamente la nostra economia, occupando oltre 3.000 persone.
Sappiamo bene che, dal punto di vista dei controlli a garanzia della salute dei consumatori, quello alimentare in generale e dell’olio in particolare, è uno dei settori più sicuri. Basti pensare che sono almeno 9 le Istituzioni e gli Enti preposti all’effettuazione delle verifiche e alla lotta alla frodi nel settore agroalimentare (ICQRF- Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentare, Corpo Forestale dello Stato, NAS-Nucleo Anti Sofisticazioni e NAC-Nucleo Antifrodi dell’Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Agenzia delle Dogane, ASL, Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale e Laboratori di Sanità Pubblica). Nel 2012 il solo ICQRF ha effettuato oltre 5.500 controlli, che hanno permesso di verificare l’attività di 4.000 operatori del settore per un totale di 8.000 prodotti sottoposti ad analisi e valutazioni.
Nel frattempo i cittadini sono disorientati e per evitare paure e allarmismi fuori luogo si consiglia di adottare qualche misura precauzionale. In particolare acquistare l’olio da canali legali controllando attentamente le etichette e in particolare la data di scadenza. Un olio extravergine vecchio e mal conservato può perdere le sue caratteristiche originali.
Evitare quindi l’acquisto di oli “anonimi”. In molti acquistano l’olio direttamente dai produttori. In questi casi è importante il rapporto di fiducia reciproca e non possono esserci regole da seguire.
Infine un occhio ai prezzi. Questi, soprattutto nella grande distribuzione, rientrano nelle strategie commerciali e non sono rari i casi in cui l’olio di oliva viene utilizzato come prodotto “civetta”. In pratica viene venduto anche sottocosto per attirare la clientela. In certe situazioni potrebbe essere una opportunità da sfruttare.