Pasta De Cecco e Federica Pellegrini.

Agostino Macrì
14 Agosto 2020
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Un consumatore ha segnalato lo spot in cui Federica Pellegrini invita al consumo della pasta De Cecco in quanto italiana. Chiede come sia possibile diffondere un messaggio del genere quando leggendo l’etichetta si scopre che è fatta anche con grano duro di importazione. Per poter dare una risposta esauriente è opportuno cercare di capire cosa sta succedendo.

Siamo subissati da messaggi che ci invitano a scegliere pasta interamente italiana e le aziende produttrici debbono indicare nelle etichette l’origine del grano utilizzato.

Le motivazioni di questi inviti non sono però espresse con grande chiarezza e non sono poche le persone che ritengono il grano italiano migliore sia da un punto di vista qualitativo, sia di sicurezza. In realtà si cerca di difendere le nostra agricoltura che, purtroppo, produce quantità insufficienti di grano duro e a costi superiori a quelli dei “competitor” stranieri.

Sino agli anni ’50 questo problema non esisteva. Anche sulla scia della “battaglia del grano” condotta in epoca fascista una parte importante del nostro territorio agricolo era adibito alla produzione di questo cereale.

Era anche  molto diffusa l’abitudine di preparare la pasta in casa e/o a livello artigianale; quella prodotta industrialmente era destinata prevalentemente al mercato interno.

Nella seconda metà del secolo scorso molti campi adibiti alla produzione del grano, vennero convertiti in altre produzioni più redditizie. Nello stesso tempo la pasta divenne un alimento sempre più apprezzato anche all’estero e per fare fronte alle aumentate richieste i pastifici industriali potenziarono notevolmente le loro attività produttive.

Inoltre, attraverso studi scientifici, vennero messe a punto nuove tecniche di lavorazione che hanno notevolmente migliorato la qualità delle paste. La migliore pasta si ottiene dalla “semola” di grano duro che rispetto alla “farina” di grano tenero ha una maggiore percentuale di glutine che è la parte proteica del grano.

Attualmente sul mercato sono disponibili diverse varietà di grano duro, sia di produzione nazionale sia di importazione. Miscelandole tra loro nelle opportune proporzioni si ottengono delle semole con diverse caratteristiche. Lavorando poi sulla granulometria, i tempi di miscelazione con l’acqua, il riscaldamento, la trafilatura, il raffreddamento, si ottengono paste con caratteristiche differenti. Tali caratteristiche si possono apprezzare sia dalla tenuta alla cottura (le paste più apprezzate richiedono fino a 15 minuti) sia  dall’intorbidamento dell’acqua di cottura che è molto ridotto per  le migliori paste.

L’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato per fare la pasta sembra essere strumentale alla tutela del grano nazionale, ma nello stesso tempo non garantisce la qualità della pasta.

I cittadini hanno il diritto di essere informati sull’origine di quello che mangiano, ma nello stesso tempo debbono essere coscienti della grande sicurezza del cibo che acquistano, sia esso di origine nazionale, sia esso di importazione.

Sono però in molti a essere convinti che gli alimenti interamente nazionali siano più buoni e anche più sicuri.

Nel caso della pasta i produttori non possono utilizzare soltanto grano duro italiano, sia perché non è sufficiente, sia perché per ottenere ottimi prodotti debbono miscelarlo con grani di importazione.

A questo punto, come è avvenuto con lo spot di Federica Pellegrini, le aziende si stanno organizzando con messaggi pubblicitari in cui a caratteri non troppo evidenti dicono di utilizzare grani di diversa origine, ma evidenziano cha la molitura avviene in Italia. In pratica si dice che da grani di origine “mista” si ottiene della semola italiana.

Un maggiore chiarezza non guasterebbe dicendo in modo netto che l’industria “pastaia” per riuscire a lavorare non può fare a meno di utilizzare grano duro di importazione. Dovrebbe anche spiegare che il tricolore messo sulle confezioni è rappresentativo di una filiera di trasformazione italiana.

Forse lo stesso metro dovrebbe essere utilizzato per i tanti prodotti artigianali e industriali da forno (pane, pizza e dolci) che in gran parte sono prodotti che utilizzano grano duro e tenero di importazione.

In conclusione, soprattutto in questo periodo, per la nostra economia è di fondamentale importanza consumare alimenti prodotti in Italia anche se alle volte, le materie prime sono di importazione.

 

 

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