Nelle indicazioni accessorie sulle confezioni degli alimenti (da non confondere con le etichette che debbono riportare fedelmente la composizione nutrizionale) compaiono spesso informazioni che dovrebbero illustrare i potenziali benefici ottenibili dal consumo di uno specifico alimento. Con un termine inglese queste indicazioni sono chiamate “claims” e fino a una dozzina di anni fa erano molto diffusi ; è stato calcolato che il loro numero era di circa 2000. L’UE ha deciso di correre ai ripari; con il Regolamento 1924/2006 ha stabilito le regole per l’utilizzo delle indicazioni nutrizionali e di salute (appunto i “claims”) che possono essere proposte sulle etichette degli alimenti e/o con la pubblicità. Lo scopo del regolamento è quello di proteggere la salute dei consumatori e renderli più consapevoli delle scelte attraverso la corretta informazione.
Ha quindi stabilito che un “claim” di un prodotto alimentare può essere utilizzato solo se:
- Veritiero e basato su dati scientifici
- Non attribuisce all’alimento proprietà che prevengono, curano e/o guariscono malattie.
Per mettere ordine è stato affidato all’EFSA il compito di valutare tutti quelli esistenti.
Dal lavoro fatto dagli esperti EFSA è risultato che in circa l’80 % dei casi i “claims” allora esistenti, erano fasulli e di conseguenza ne è stato proibito l’uso.
Fatta la legge trovato l’inganno, non si parla più esplicitamente di potenziali effetti benefici, ma si forniscono indicazioni accessorie che li lasciano intuire.
In questo modo la fantasia dei manipolatori della nostra buona fede, ritenendoci a ragione degli inveterati creduloni, ha aggirato l’ostacolo frapposto fornendoci delle indicazioni che nulla hanno a che fare con la tutela della nostra salute, ma che sfruttano abilmente la nostra dabbenaggine.
Tra questa le indicazioni “senza” e anche “con” sono quelle di maggior successo e sono ormai un “must” al quale i produttori e/o i distributori degli alimenti sembra che non possano fare a meno. Alcune di queste sono affermazioni clamorosamente pleonastiche e altre lo sono un po’ meno.
Vediamone qualcuna.
Il colesterolo è uno degli spauracchi dietetici che lasciano insonni milioni di persone. Nei surrogati vegetali (in particolare quelli a base di soia) degli alimenti di origine animale che ci vengono propinati falsamente come ottimi sostituti di latte e carne si afferma che ne sono esenti. Chi ha un minimo di conoscenze fisiologiche sa bene che il colesterolo è totalmente assente nei vegetali.
Qualcuno ha avuto la faccia tosta di mettere in vendita acqua minerale senza colesterolo. Ribadirlo ai fini commerciali è una presa in giro.
Discorso analogo vale per il lattosio. Nelle bevande vegetali impropriamente chiamate “latte” se ne dichiara l’assenza. Ovviamente si omette di dire che il lattosio non si trova in nessun vegetale e affermarne la sua assenza è pleonastico.
Molto diffusa è anche l’informazione che l’acqua è diuretica; difficile immaginare che si possa fare una “pipì” anidra.
Una informazione molto diffusa è la dichiarazione della presenza di antiossidanti in molti alimenti. A parte il fatto che se si chiede a un cittadino di media cultura cosa sia un antiossidante si possono ottenere risposte imbarazzate, il rischio di portarci fuori strada nella scelta degli alimenti è molto elevata. Spesso alcuni frutti esotici, magari essiccati e che quindi possono aver perso parte degli antiossidanti che contenevano, sono fraudolentemente proposti come alimenti alternativi all’indigena frutta fresca.
Altro spauracchio sono i residui di ormoni e antibiotici nelle carni. Si tratta di un problema praticamente inesistente. L’utilizzazione di ormoni anabolizzanti è proibito in Italia e negli altri Paesi della UE. Gli antibiotici possono essere utilizzati, ma solo per brevi periodi e sotto il controllo veterinario, in modo da assicurare l’assenza di residui. Le indicazioni “senza residui” sono pertanto pleonastiche.
Interessante è la dizione che troviamo su alcuni alimenti a base di frutta in cui si parla di “senza zuccheri aggiunti”. Ovviamente si omette di dire che lo zucchero presente naturalmente nella frutta, ha lo stesso valore calorico del comune ben noto saccarosio.
Molte persone consumano alimenti a base di “kamut” nella convinzione che si tratti di un alimento quasi miracoloso; in realtà si tratta di un grano, originario dell’Asia, che una azienda americana ha abilmente brevettato e che adesso vende in tutto il mondo propagandandone inesistenti benefici.
Come fare a districarsi in questo ginepraio di “senza”, “con”, “arricchito” e cosi via. E’ molto semplice, cerchiamo di capire se si tratta di indicazioni pleonastiche e inutili e evitiamo di acquistare quegli alimenti che riportano tali indicazioni accessorie.