Le polpe di pomodoro sono ancora orfane di legge e non dichiarano il peso sgocciolato, mentre nei pelati c’è, perché sono disciplinati da una legge. Eppure in ambedue si aggiunge succo di pomodoro. Teoricamente le polpe rientrano nella categoria dei prodotti di fantasia, che possono essere fabbricati senza criteri legali di qualità, svincolati da una formulazione prestabilita, da tolleranze e divieti, purché rispettino la legislazione generale in materia alimentare.
Nella pratica, tuttavia, i produttori si sono adeguati più o meno rigorosamente al DPR n. 428/1975, che disciplina i pomodori pelati.
Le polpe offrono un piccolo servizio aggiunto come la frantumazione dei pomodori e, a torto, sono giudicate dal consumatore più qualitative dei pelati. Al contrario, potrebbero essere legalmente fabbricate anche utilizzando i residui della lavorazione dei pelati oppure pomodori privi delle caratteristiche minime previste per i pelati. Generalmente le etichette offrono pochi indizi al consumatore, poiché non dichiarano neanche il residuo secco, cioé la sostanza solida che rimane dopo aver fatto evaporare tutta l’acqua; grosso modo, un residuo secco più elevato è indizio di una qualità migliore, anche se non si tratta di un elemento decisivo. Invece quasi tutte le etichette delle polpe di pomodoro vanno giudicate con il beneficio del dubbio di regolarità perché non dichiarano il “peso sgocciolato”, nonostante contengano succo di pomodoro. In base all’articolo 9 della legge sull’etichettatura il peso sgocciolato di un prodotto deve essere dichiarato quando c’è un liquido di copertura costituito da “succhi di frutta o ortaggi, nel caso di conserve”. Infatti, tutti i pelati con aggiunta di succo di pomodoro dichiarano il peso sgocciolato, che per legge non deve essere inferiore al 60 per cento del peso netto. Probabilmente i produttori di polpe ritengono di essere esentati perché nel contenitore non è visibile un vero e proprio liquido di copertura e il succo di pomodoro è considerato soltanto un ingrediente aggiunto. Eppure, da un’indagine effettuata dall’Unione Nazionale Consumatori qualche anno fa è risultato uno sgocciolato variabile dal 61 all’80 per cento, quindi non dissimile da quello dichiarato sulle scatole dei pelati.
Roma, 24 maggio 2009