Le rane sono degli animali appartenenti alla classe degli anfibi e ne esistono centinaia di specie in tutto il mondo. Vivono in ambienti molto umidi. Nella “catena alimentare” ambientale svolgono un ruolo importante siccome sono prevalentemente insettivori e quindi in grado di “contenere” lo sviluppo d’insetti potenzialmente nocivi come ad esempio le zanzare.
Hanno un ciclo vitale piuttosto complesso. Dalle uova da loro deposte nascono i “girini” che hanno un apparato respiratorio branchiale identico a quello dei pesci. Dopo un periodo che dura due – tre mesi, subiscono una metamorfosi e si trasformano in animale adulto, dove la pelle assume grande importanza perché svolge anche la funzione di assorbire l’ossigeno.
Come accennato ne esistono diverse specie e alcune di esse sono commestibili. In Italia la rana “esculenta” che riconosciamo per il suo colore verde è quella maggiormente conosciuta a scopo alimentare.
Anche se non tutti amano le carni delle rane, esse sono apprezzate per il loro sapore “delicato” che è esaltato dalle varie ricette. E’ comunque interessante il suo valore nutrizionale. La carne è costituita da proteine di ottimo valore “biologico” perché contengono tutti gli amminoacidi essenziali. Inoltre ha un basso valore calorico per l’assenza di carboidrati e zuccheri. Il livello di colesterolo è molto basso e sono presenti le vitamine B1 e niacina in buone quantità.
Le rane sono particolarmente indicate nei regimi dietetici ipocalorici.
Esistono però gli aspetti critici riguardanti la cattura e soprattutto la loro uccisione. Delle rane si mangiano soprattutto gli arti posteriori per cui sono eviscerate, “spellate” e infine si “tagliano” le cosce. In questo modo purtroppo non si ha la morte istantanea e gli animali vanno incontro a sofferenze che possono prolungarsi anche per qualche tempo.
Pericoli per la sopravvivenza delle rane.
Le rane nel passato erano presenti in abbondanza nel nostro Paese ma con il tempo si sono andate rarefacendo. Molte zone umide sono state bonificate anche a causa della cementificazione diffusa che ha progressivamente ristretto stagni e acquitrini. C’è stato poi l’incremento della diffusione di “fitofarmaci” nelle campagne e nelle risaie che hanno reso sempre più difficile la “vita” delle rane.
A peggiorare ulteriormente la situazione ci ha pensato un fungo microscopico che provoca la chitridiomicosi. Negli animali colpiti da questa malattia, si osserva la “colonizzazione” della pelle da parte del fungo e in pratica si riducono le capacità respiratorie delle rane impedendone la sopravvivenza.
Tutela delle rane
Per cercare di tutelare le rane, in Italia sono state adottate delle misure che ne limitano la cattura. Infatti, essa è consentita soltanto per quattro mesi l’anno dal 1° luglio al 30 ottobre e sono posti dei limiti sulle quantità che possono essere “pescate”. La Regione Lombardia ha imposto misure più severe: la pesca è consentita soltanto dal 1° luglio al 30 settembre e si possono catturare soltanto trenta esemplari a persona.
Gli allevamenti delle rane, intesi come quelli di altri animali, non sono consentiti.
In pratica quindi si sta cercando di limitare il commercio delle rane “italiane” consentendo la cattura di piccole quantità destinate al consumo “personale” o della propria famiglia. Infatti, quelle che possono trovarsi negli esercizi commerciali “specializzati” sono in gran parte di importazione sia fresche, sia surgelate.
Considerazioni finali.
La carne di rana, pur essendo un ottimo alimento, non può essere considerato un ingrediente comune della nostra dieta. Sembra piuttosto un piatto da “buongustai” consumato in particolari occasioni e che quindi non incide in modo significativo nella nostra alimentazione.
D’altra parte le rane sono animali che in qualche caso corrono il rischio di estinzione; inoltre la loro “macellazione” comporta delle sofferenze importanti.
A questo punto è inevitabile porsi la domanda se è opportuno mangiare le rane o è meglio lasciarle vivere e gracidare tranquille.
Ognuno di noi può rispondere come meglio crede, ma forse mangiare qualche altra cosa non è poi tanto sbagliato.