L’Unione Europea attraverso il Sistema Rapido di Allerta (RASFF) accoglie quotidianamente le segnalazioni relative alle irregolarità che si riscontrano negli scambi commerciali intracomunitari ed extracomunitari degli alimenti. In pratica ogni Paese della UE “vigila” gli alimenti che importa (o esporta) e se riscontra delle irregolarità il sistema RASFF le porta a conoscenza di tutti i cittadini mediante il proprio sito web.
Il nostro Ministero della Salute ha analizzato tutte le notifiche del 2018 e ne ha ricavato dati molto interessanti che meritano di essere discussi anche perché, almeno in parte, fanno chiarezza su alcune valutazioni sommarie fatte da organizzazioni professionali che tendevano a dimostrare la pericolosità degli alimenti di importazione e nello stesso tempo magnificare la “sicurezza” degli alimenti “made in Italy”.
Il Ministero della Salute rileva innanzitutto che rispetto al passato l’Italia non è più il Paese che ha effettuato il più alto numero di notifiche, ma è stata superata dall’Olanda e anche dalla Germania.
Come è noto le notifiche sono conseguenti nella grande maggioranza alle attività di controllo delle Autorità nazionali. Il nostro Paese ha quindi segnalato le irregolarità riscontrate negli alimenti importati, ma anche in quelli destinati all’esportazione.
Per quanto riguarda le importazioni sono state notificate 73 “irregolarita” in alimenti importati dalla Spagna, 44 dalla Francia, 32 dalla Cina, 23 dalla Turchia e numeri più bassi da altri Paesi comunitari e extracomunitari.
Il dato più sorprendente è che i controlli effettuati dalle Autorità italiane sui nostri alimenti destinati all’esportazione hanno portato a 70 notifiche. Questo dato può essere interpretato in modi diversi. Da un lato dobbiamo essere soddisfatti del nostro sistema di controllo che in modo imparziale non esita a denunciare qualsiasi forma di irregolarità, sia essa nazionale, sia essa di importazione. Nel ricordare che poche decine di irregolarità sono ben poca cosa rispetto all’enorme volume degli alimenti commercializzati, si può ipotizzare che esse dipendano da “incidenti” che fortunatamente sono prontamente rilevate dagli organi di controllo. Come accennato questi “incidenti” sono distribuiti in tutti i Paesi e non appare corretto affermare che gli alimenti “made in Italy” siano più sicuri, oppure puntare il dito su alimenti che importiamo.
Passando in rassegna gli alimenti risultati irregolari ai controlli italiani, la palma spetta al pesce e ai prodotti ittici con circa 150 notifiche, la frutta secca e i semi con 40, dalla frutta e i vegetali con 28 e a seguire altri alimenti.
Si può rilevare che si tratta di alimenti di cui noi siamo carenti e ricorriamo spesso a massicce importazioni (come nel caso dei prodotti della pesca di cui importiamo circa l’80 % dei nostri fabbisogni).
Il documento del Ministero della Salute riguarda i dati del RASFF e non tiene ovviamente conto dei “ritiri volontari” di alimenti effettuati direttamente dalle aziende alimentari italiane perché non conformi. Il numero è consistente e soltanto nei primi mesi del 2019 sono diverse decine.
Ancora una volta si deve ribadire la solerzia del nostro sistema di controllo che impedisce l’immissione in commercio di alimenti potenzialmente dannosi.
Si può concludere che quello che mangiamo è sicuro indipendentemente dalla sua origine e che, purtroppo, dobbiamo adattarci a consumare alimenti di importazione che per circa il 50 % hanno conquistato le nostre tavole.
Informazioni più dettagliate si trovano sul sito del Ministero della Salute: 7 giugno 2019 – RASFF – Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi, relazione annuale 2018