Lo sfruttamento intensivo dei terreni comporta un graduale, ma costante, depauperamento delle loro capacità produttive e oggi sappiamo che la salute del suolo influisce moltissimo sulla sicurezza dei nostri alimenti. Nonostante le numerose norme protettive, nazionali e comunitarie, assistiamo ad una costante perdita di suolo disponibile per la crescita delle piante spontanee e per la coltivazione agricole.
Il 22 aprile del 2024 a Roma si è tenuto un convegno organizzato dal CREA (Consiglio Ricerca Agricoltura) e FIDAF (Organizzazione Dottori Agronomi), in cui si è parlato della salute del suolo come elemento determinante per garantire la qualità e la sicurezza dei nostri alimenti.
I cambiamenti climatici fanno il resto: i frequenti periodi di siccità alternati a piogge brevi e molto intense provocano gravi dissesti non facilmente recuperabili.
La produzione alimentare
Dobbiamo ricordare che i nostri alimenti derivano dalla crescita delle piante che, mediante la fotosintesi clorofilliana, utilizzano l’anidride carbonica dispersa nell’aria e l’acqua presente nel terreno per la produzione dei carboidrati (zuccheri, amidi, cellulosa).
Per quanto riguarda le proteine, esse sono prodotte a partire dall’azoto inorganico (nitriti, nitrati e altri composti azotati) che viene trasformato in amminoacidi, peptidi ed infine proteine.
Tali processi sono resi possibili dall’azione di numerose sostanze chimiche presenti nel terreno a concentrazione anche molto basse, ma entrano a far parte di numerosi processi biochimici che consentono la vita e l’accrescimento delle piante.
Cos’è il bioma
Di fondamentale importanza è la presenza di microrganismi (batteri in particolare) che costituiscono il bioma terrestre e che sono presenti in quantità molto elevate. Si calcola che in un ettaro di terreno ce ne siano circa una tonnellata.
I microrganismi, insieme alla microfauna costituita da vermi, larve di insetti, molluschi ecc., svolgono importanti funzioni come la fissazione dell’azoto atmosferico, il contrasto a microrganismi patogeni, la digestione di materiale organico e in pratica mantengono integra la struttura del terreno consentendo alle piante una crescita regolare.
La vitalità del bioma può essere compromessa dalle numerose sostanze chimiche utilizzate in agricoltura sotto forma di fitofarmaci, meglio conosciuti come pesticidi. Essi servono a combattere microrganismi, insetti, molluschi, vegetali infestanti che danneggiano le colture vegetali e compromettono la qualità della frutta e la verdura.
I cittadini sono spesso preoccupati dalla eventuale presenza di residui di queste sostanze negli alimenti consumati. Non sanno, però, che il vero problema è il danno arrecato alla vitalità e la salute del terreno a causa dei danni arrecati al bioma del suolo.
Un esempio è rappresentato dagli erbicidi, dispersi sul terreno prima delle semine per distruggere tutti i vegetali presenti. Dopo avere compiuto la loro azione si degradano rapidamente e non ostacolano lo sviluppo delle nuove piante. I frutti che si ottengono sono quindi privi di residui, ma gli effetti sul bioma del terreno possono essere devastanti e protrarsi nel tempo.
I problemi della concimazione
Durante lo sviluppo, i vegetali sottraggono numerose sostanze dal terreno che debbono rimpiazzarle e questo avviene grazie all’utilizzo di fertilizzanti.
Negli ambienti selvatici esiste un equilibrio tra vegetali che producono alimenti per gli animali erbivori, che trasformano i nutrienti in proteine e grassi che diventano a loro volta alimenti per i carnivori.
Gli erbivori restituiscono al suolo con le deiezioni molti dei nutrienti assunti, una ricca flora batterica e i carboidrati complessi non digeriti.
Nell’agricoltura tradizionale il recupero dell’humus è affidato in gran parte al letame costituito prevalentemente dalle deiezioni bovine, fatte maturare per un certo periodo di tempo nelle concimaie.
In questo modo si ottiene un fertilizzante ricco di sali minerali, dei citati microrganismi utili e anche materiale cellulosico che conferisce maggiore sofficità al terreno.
Esistono delle situazioni in cui il letame diviene potenziale veicolo di sostanze pericolose.
È il caso dei liquami delle porcilaie, che possono contenere il rame utilizzato come additivo mei mangimi per i suini. Questo elemento viene assorbito dai vegetali destinati a divenire foraggi per gli ovini. Per questi ultimi il rame è tossico e quindi occorre evitare i foraggi che lo contengono.
Sostanze chimiche e pericoli per gli alimenti
Nel terreno, oltre ad elementi minerali utili (fosforo, azoto, potassio, ferro), possono essere presenti delle sostanze potenzialmente pericolose come i metalli pesanti (Cadmio, piombo, mercurio, cromo), alcuni composti organici alogenati (diossina, idrocarburi policiclici alogenati) suscettibili di essere assorbiti dalle piante e contaminare la frutta, la verdura, i cereali, le leguminose.
Un caso particolare è quello del nichel.
Si tratta di un elemento minerale a cui alcune persone sono allergiche, tanto che non possono indossare oggetti (orecchini, collane, bracciali, ecc.) che lo contengono. Le piante di pomodoro sono in grado di assorbire il nichel presente nel suolo e di concentrarlo nei frutti, che diventano pericolosi per le persone allergiche.
Per evitare questo pericolo i pomodori sono coltivati in colture idroponiche, prive di nichel.
Qualche raccomandazione
Dalle numerose relazioni e dal dibattito che si è sviluppato durante il convegno è emerso chiaramente che il suolo, pur essendo la più importante fonte di sopravvivenza dell’intero ecosistema e di produzione dei nostri alimenti, è fortemente in pericolo.
Per scongiurarlo è necessaria una maggiore consapevolezza da parte non soltanto degli addetti ai lavori, ma anche dei cittadini in modo da ridurre, se non arrestare del tutto, le continue erosioni del suolo e le massicce cementificazioni del territorio, ricorrendo ad una agricoltura più sostenibile e, in estrema sintesi, ad un concreto amore per il nostro suolo.
Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del progetto RiGenerAzioni (finanziato dal MIMIT, D.M. 6/5/2022 art.5).
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