Da anni l’uso alimentare dell’olio di palma è stato al centro di accese polemiche sia perché la sua produzione comportava problemi di carattere ambientale, sia a causa del suo elevato contenuto di acido palmitico. Il problema ambientale è stato affrontato e probabilmente almeno in buona parte risolto mettendo sotto controllo le deforestazioni selvagge e introducendo misure maggiormente rispettose degli ecosistemi.
Il conflitto più acceso si è scatenato in merito alla presenza di acido palmitico; da una parte c’era un gruppo che sosteneva la pericolosità di questo acido grasso saturo e dall’altra gran parte dei nutrizionisti i quali sostenevano che un consumo equilibrato di alimenti contenenti olio di palma non pone particolari problemi di salute. Ci fu anche un parere dell’Istituto Superiore di Sanità che sostanzialmente poneva sullo stesso livello l’olio di palma con altri grassi vegetali e animali ad alto contenuto di acidi grassi saturi.
Venne anche organizzato alla Camera dei Deputati un Convegno in cui autorevoli esponenti del mondo industriale si espressero in modo lusinghiero sulla opportunità e la validità dell’impiego di olio di palma.
Le cose cambiarono radicalmente nel maggio del 2016 quando l’EFSA produsse un documento riguardante la rivalutazione della sicurezza dei “glicidol esteri e 3MCPD” già effettuata nel 2013; si tratta di “contaminanti” che si formano quando i grassi sono esposti a temperature molto elevate. L’EFSA giunse alla conclusione che alcuni di essi sono potenzialmente cancerogeni; nel suo parere l’EFSA disse anche che nell’olio di palma tali contaminanti erano presenti in quantità maggiori rispetto agli altri olii vegetali.
Cavalcando questa rivalutazione, pur essendo già disponibile e impiegato da anni olio di palma con un livello di contaminanti simile a quello degli altri olii vegetali, molte aziende alimentari decisero di eliminare l’olio di palma dai loro prodotti e di rendere nota ai consumatori la loro scelta mediante l’apposizione sulle etichette di una indicazione accessoria “senza olio di palma”.
Alcune aziende, una minoranza in verità, decise invece di continuare a utilizzare tranquillamente l’olio di palma garantendo la sicurezza alimentare dei propri prodotti.
Questa difforme tipologia di comportamento è inspiegabile, ma solo apparentemente. Approfondendo la questione si può confermare che esistono oli di palma adeguatamente “depurati”, cioè che contengono glicidol esteri e 3MCPD allo stesso livello degli olii vegetali, e altri meno “depurati” nei quali i contaminanti sono presenti a livelli maggiori.
Ma i glicidol esteri e i 3MCPD possono essere presenti anche negli altri oli vegetali, come recentemente evidenziato da analisi di mercato e recentemente segnalato al RASFF (Sistema di allerta Comunitario) un preparato a base di olio di soia contenente tali contaminanti.
Con ogni probabilità al momento della pubblicazione del parere dell’EFSA, molte aziende alimentari, che avevano forse sottovalutato il problema dei glicidol esteri e del 3MCPD, si resero conto che l’olio di palma da loro utilizzato era contaminato. Altre aziende invece avevano affrontato da tempo il problema e utilizzavano olio di palma “depurato” dei contaminanti.
Le prime, per evitare qualsiasi possibile ripercussione negativa, si affrettarono a sostituire l’olio di palma con altri oli meno problematici. Le altre invece continuarono a utilizzarlo.
Se questa ipotesi è corretta ci siamo trovati in una situazione veramente paradossale. Le aziende che probabilmente per incuria avevano esposto per lunghi anni i cittadini al consumo dei contaminanti “tossici” si sono trasformati in paladini della sicurezza utilizzando abilmente la loro negligenza in un successo commerciale.
La questione è molto complessa e capire come stanno veramente le cose richiederebbe la possibilità di accedere ai risultati delle analisi che le aziende hanno fatto sui loro prodotti prima della emanazione del parere dell’EFSA.
Se l’ipotesi esposta è vera, prima siamo stati “intossicati” e poi, senza neanche avere ottenuto delle doverose scuse, siamo stati circuiti con il claim “senza olio di palma” che non comporta nessun beneficio ai cittadini, ma fa vendere di più.