Spreco alimentare ieri e oggi, impariamo a riutilizzare il pane

Agostino Macrì
2 Agosto 2024
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Una delle principali ragioni che portano allo spreco alimentare è l’acquisto in eccedenza degli alimenti, che dipende dalla disponibilità di prodotti a basso costo oppure dalla paura di restare sprovvisti per l’interruzione di forniture a causa di scioperi, tensioni sociali, eventi atmosferici, ecc. 

Il fenomeno dell’accaparramento e degli acquisti compulsivi è molto diffuso. Il risultato è che le nostre dispense e i nostri frigoriferi sono pieni di ogni ben di Dio che difficilmente mangeremo, aspettando la loro scadenza per buttarli nella spazzatura.  

Lo spreco alimentare è un fenomeno antico 

La paura di restare senza cibo è un fenomeno che si perde nella notte dei tempi. Sembra interessante segnalare quanto accaduto a Roma nel 1797. In quel periodo la città era stata occupata dalle truppe francesi e ovviamente i soldati dovevano mangiare. L’alimento principale era il pane e i cittadini romani erano preoccupati che non ce ne fosse per tutti.

La preoccupazione maggiore era dei cittadini più poveri, che acquistavano pane nei cosiddetti forni bajoccari.  Si trattava di forni che producevano pane di qualità modesta e ovviamente a costi più bassi. Questi forni furono presi d’assalto e i fornai, pur di soddisfare i loro clienti, accorciavano moltissimo i tempi di cottura vendendo un pane praticamente poco cotto, quasi immangiabile e che spesso veniva buttato.

Il Prefetto di allora, per evitare inutili sprechi, si vide costretto a emanare una Notificazione con cui rassicurava i cittadini della disponibilità di pane per tutti. Inoltre aveva disposto che alcuni forni facessero pane soltanto per i francesi e dispose anche l’apertura di altri due forni bajoccari a Fontana di Trevi e a Largo dei Fiorentini. Le sanzioni previste per i trasgressori erano pecuniare e, se necessario, anche corporali.  

A proposito di alimenti di qualità inferiore ricordiamo che fino alla prima metà del secolo scorso in Italia esistevano le basse macellerie dove si vendeva a costi decisamente inferiore la carne proveniente da animali ammalati. In questi esercizi commerciali la sicurezza della carne veniva garantita da una accurata bollitura che eliminava tutti i possibili agenti patogeni di malattie infettive. 

Nel passato quindi la lotta agli sprechi era perseguita con grande attenzione dalle Autorità, che evidentemente erano molto preoccupati dalla possibile carenza di cibo e facevano del tutto per evitare che ciò accadesse. 

Come sprechiamo oggi 

Ai giorni nostri, almeno nella attuale opulenza, non esistono rivendite di alimenti di sicurezza e qualità discutibili e tutto quello che acquistiamo attraverso i canali legali è molto sicuro.

Questo vale anche per gli hard discount dove i prodotti costano meno a causa di complessi giochi commerciali che dipendono dai volumi di vendita, da importazioni da Paesi in cui il costo del lavoro è più basso, dalla vendita di prodotti a marchio, ecc. Tuttavia i controlli sono molto accurati e la sicurezza è comunque garantita.  

Oggi, se pure non ci siano più truppe straniere di occupazione, lo spreco ha un’altra faccia: acquisti compulsivi sí, ma che vengono poi buttati, perché stiamo perdendo l’abitudine di recuperare gli avanzi, che era una importante attività svolta dalle massaie nelle nostre case fino a non molti anni orsono.  

Impariamo ad usare gli avanzi contro lo spreco 

Usare gli avanzi è un’attività è sempre meno praticata sia per la mancanza di tempo per cucinare, sia per l’ampia disponibilità di cibi pronti che necessitano soltanto di un breve passaggio a microonde.  Quello che avanza non sempre è facilmente recuperabile ad eccezione del pane, che per gli italiani era il principale alimento insieme alla pasta. Purtroppo, i consumi sono drammaticamente scesi e molto del pane che acquistiamo finisce nella spazzatura.

Esistono molti modi per recuperarlo che nel passato erano ampiamente utilizzati. Proviamo a ricordarne alcuni: 

  1. Pangrattato. Si può tagliare a pezzetti il pane, farlo essiccare in forno e poi frullarlo per utilizzarlo per impanare carne, pesce o verdure, oppure per cospargere sopra gratin e timballi. 
  2. Crostini. Tagliare il pane a cubetti, condirlo con olio d’oliva, sale, pepe e erbe aromatiche. Infornarlo a 180°C per 10-15 minuti, finché non sono dorati e croccanti e aggiungerlo a zuppe e insalate. 
  3. Bruschette. Tagliare il pane a fette e tostarle al forno o su una piastra. Strofinare con aglio, condire con olio d’oliva e aggiungere i condimenti preferiti (pomodoro, mozzarella, olive, ecc.). 
  4. Panzanella. Ammollare il pane raffermo in acqua per qualche minuto, poi strizzarlo bene. Condire con pomodori, cipolla, cetrioli, basilico, olio d’oliva, aceto, sale e pepe. 
  5. Pudding: Mescolare il pane raffermo a cubetti con una miscela di uova, latte, zucchero e vaniglia. Aggiungere uvetta o altri ingredienti e cuocere in forno a 180°C per 45 minuti. Si tratta di un dolce tipico anglosassone, ma che potremmo provare anche noi. 
  6. Zuppe di Pane. Ribollita e Pancotto sono quelle più conosciute, ma ogni regione italiana ha la sua versione. Si ottengono cuocendo il pane raffermo in un brodo vegetale o di carne, aggiungendo verdure e spezie a piacere fino a quando il pane si ammorbidisce e diventa una zuppa densa. 
  7. Polpette di Pane. Si ottengono mescolando pane raffermo sbriciolato con uova, formaggio grattugiato, prezzemolo, aglio, sale e pepe. Si formano quindi delle polpette da friggere in olio caldo. 
  8. Torta di Pane. È la versione salata del pudding e si ottiene mescolando il pane raffermo a cubetti con latte, uova, formaggio grattugiato, verdure a piacere e spezie. Si versa il composto in una teglia e si cuoce in forno a 180°C per 30-40 minuti. 
  9. Pane all’Aglio. Si fa una miscela di burro morbido con aglio tritato, prezzemolo e sale. Si spalma sul pane raffermo e inforna a 180°C per 10-15 minuti. 
  10. Toast per prima colazione. Le fette di pane si immergono in una miscela di uova, latte, zucchero e cannella e si fanno friggere fino a doratura. 

Questi suggerimenti possono forse stimolarci ad evitare di sprecare gli alimenti e magari spingerci a utilizzare i nostri fornelli e valorizzare le nostre attitudini alla cucina. 

Almeno ci proviamo. 

Articolo realizzato nell’ambito del Progetto RiGenerAzioni Finanziato dal MIMIT D.M. 6/5/2022 art. 5 

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