La catena dei supermercati inglesi della Tesco ha deciso di abolire l’indicazione “da consumarsi “preferibilmente entro…” (best before….) sulla data di scadenza sulle confezioni di molti prodotti alimentari freschi, frutta e verdura in particolare. La misura è stata decisa per evitare che i prodotti in vendita in prossimità della scadenza siano lasciati sugli scaffali e quindi destinati a essere buttati via.
Il paragone con quanto avviene in Italia è inevitabile anche perché da noi gran parte della frutta e della verdura sono acquistate allo stato sfuso e, ovviamente, è impossibile indicare date di scadenza. E’ invece lo stesso acquirente che decide se un prodotto è fresco o meno e sa prevedere come e quando mangiarlo.
Esistono però anche i prodotti “confezionati” che, prima di essere messi in commercio, subiscono processi tecnologici di minima entità che ne garantiscono la sicurezza igienica. Si tratta di frutta e verdura, a elevato contenuto di ”servizio”, confezionati e pronti per il consumo, appartenenti alla categoria della ”IV gamma”.
Questi prodotti per la loro praticità sono apprezzati da molti consumatori e vista la diffusione le nostre Autorità hanno deciso di regolamentarne la produzione e la distribuzione. Nel 2015 sono entrate in vigore le regole previste dal “decreto attuativo (decreto 20 giugno 2014) dell’art. 4 della legge n. 77/2011 sulla preparazione, il confezionamento e la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli di IV gamma, ossia su quei prodotti freschi pronti per il consumo, come le insalate in busta, preparati freschi pronti da cuocere per minestroni o contorni, macedonie in vasetto”.
Le principali regole da rispettare sono:
1) Nei supermercati e nei negozi i prodotti ortofrutticoli di IV gamma dovranno essere mantenuti a una temperatura inferiore a 8°C.
2) E’ consentita l’aggiunta d’ingredienti di origine vegetale non freschi o secchi, ma in quantità non superiore al 40% del prodotto finito.
3) Sulla confezione dovranno essere riportate, “in un punto evidente dell’etichetta, in modo da essere facilmente visibili e chiaramente leggibili“:
- a) “prodotto (oppure il tipo di prodotto, ad es. insalata) lavato e pronto per il consumo“, o “prodotto lavato e pronto da cuocere“;
- b) le istruzioni per l’uso per i prodotti da cuocere;
- c) la dicitura: “conservare in frigorifero a temperatura inferiore agli 8°C“;
- d) la dicitura: “consumare entro due giorni dall’apertura della confezione e comunque non oltre la data di scadenza“, a meno che il prodotto sia da cuocere nella confezione integra.
Facendo un giro per i vari esercizi commerciali che vendono frutta e verdura, si può facilmente osservare un rispetto quanto meno “approssimativo” delle succitate norme. In particolare per la frutta confezionata molti rivenditori hanno ampiamente preceduto quanto deciso dalla Tesco, o forse non hanno mai scritto le date di scadenza. Sarà stato fatto per ridurre gli sprechi?
Probabilmente no. Il vero obiettivo potrebbe essere quello di riuscire a vendere il più possibile. Spesso queste confezioni costano meno della frutta sfusa e quando si aprono le sorprese non mancano.
Alcuni frutti (mele, pere, pesche, ecc.) alle volte provengono da centri di immagazzinamento dove sono conservate in condizioni ambientali ottimali; non appena arrivano nei punti vendita vanno incontro a bruschi cambiamenti climatici che possono favorirne il deterioramento. A volte il frutto sembra perfetto, ma appena si apre si scopre che è avariato.
La “conservabilità” della frutta e della verdura è dipendente da numerosi fattori (freschezza, temperatura di conservazione, modalità di trasporto, ecc.) e conoscere la data di scadenza può essere molto importante. Sarebbe perfettamente inutile evitare gli sprechi acquistando un alimento che sta per scadere e poi doverlo buttare quando si tenta di mangiarlo.
Gli unici a guadagnarci sarebbero i rivenditori.
Avere un’idea della scadenza di un prodotto è quindi utile e, restando a quanto avviene nel nostro Paese, se acquistiamo della frutta o della verdura “impacchettata” evitiamo quella in cui non ci siano indicazioni sulla data di scadenza o, quanto meno di “confezionamento”. Soltanto in questo modo possiamo difenderci da possibili imbrogli.