La regole per la produzione e la distribuzione degli alimenti sono differenti nei vari paesi. L’Unione Europea, seppur faticosamente, è riuscita a definire un complesso sistema normativo che vale per tutti i Paesi che ne fanno parte e che garantisce un ottimo livello di sicurezza ai propri cittadini. Gli altri Paesi che vogliono esportare verso la UE i loro prodotti, debbono applicare le nostre stesse regole che spesso possono essere un ostacolo.
L’altro colosso mondiale che possiede delle leggi molto complesse in materia di alimenti e alimentazione sono gli Stati Uniti d’America che hanno organizzato un efficiente sistema a tutela della salute dei propri cittadini.
I due sistemi non sono però perfettamente sovrapponibili e questo comporta problemi molto seri negli scambi commerciali che debbono essere risolti di volta in volta dagli operatori.
Manuela Vinay e Daniela Maurizi scrivendo il libro “La redazione del Food Safety Plan”, hanno analizzato a fondo la legislazione alimentare statunitense e comparata con quella dell’UE.
Anche se le regole generali sono molto simili e sono indirizzate alla tutela della salute dei cittadini, esistono delle norme specifiche che possono creare dei problemi a chi vuole avere rapporti commerciali con gli USA, ma anche ai comuni cittadini che leggono le etichette sulle confezioni degli alimenti.
Alcuni esempi.
Per chi vuol esportare negli USA deve servirsi di agenti che fanno da intermediari e deve sottoporre le proprie derrate a rigidi controlli preventivi. Queste condizioni possono allungare i tempi per la consegna ai destinatari e, nel caso di alimenti deperibili, impedirne di fatto la commercializzazione.
Negli USA si da molto importanza agli aspetti igienici e sono previste misure di sanificazione utilizzando disinfettanti non consentiti nell’UE. Per i prodotti di importazione è quindi richiesto uno standard igienico molto elevato.
Anche se non esistono differenze sostanziali, per l’etichettatura degli alimenti vengono richieste informazioni formalmente differenti come, ad esempio nella descrizione del valore nutrizionale che deve essere riferito non soltanto alla calorie per 100 grammi, ma a quelle contenute nelle singole porzioni. Anche la descrizione degli allergeni avviene in modo diverso da quanto previsto nella UE.
Come accennato in gran parte le differenze sono soprattutto formali, ma in grado di creare serio imbarazzo a chi ha rapporti commerciali con gli USA. In qualche caso si ha la netta impressione che alle volte si presentino dei “problemi” sanitari che nascondono conflitti economici e che possono provocare il blocco delle derrate alimentari di origine europee.
Nel volume sono anche riportati i testi delle principali leggi USA nel settore e dalla loro lettura si può avere una idea chiara della “filosofia” che caratterizza le Autorità sanitarie americane.
Il volume riveste quindi un grande interesse per gli operatori commerciali, ma anche per i cittadini più attenti che possono ricavare importanti e rendersi conto che esistono approcci diversi per ugualmente tutelare la salute.
TITOLO: La redazione del Food Safety Plan
SOTTOTITOLO: Come implementare l’Hazard Analysis and Risk Based Preventive Control per esportare negli USA.
EDITORE: EPC editore